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Pier Costanzo Brio- ASTROLOGIA POSITIVA di CRISTOFORO COLOMBO

Le Eclissi di Luna

 

È accettabile scientificamente o, come si dice (troppo facilmente), senza ombra di dubbio, il primo punto della nostra ipotesi:

a)- Colombo conosceva la vera dimensione terrestre?

Abbiamo provato l'asserto, ma la risposta e' ancora

No.

Manca, per la certezza scientifica, un parametro di riferimento invariante.

Oggi è facile: basta telefonare, diciamo dalla Gomera a S. Salvador, ed effettuare la misurazione delle due ore astronomiche (quelle vere del punto, non legate al fuso orario e non legali), contemporaneamente, ovvero `in tempo reale', ed il gioco è fatto, infatti la semplice differenza fra le due ore ci fornisce l'arco sotteso (in parole povere la distanza in ore fra i due punti), proprio il parametro assoluto ed invariante (significa vero ed indipendente) cercato, che insieme alla distanza, ci permette di calcolare il raggio terrestre.

Un evento celeste può sostiture la telefonata: data la distanza degli astri, l'evento si può considerare contemporaneo sull'emisfero visibile, quindi ci fornisce il sincronismo, il tempo reale.

Colombo è conscio di questo fatto, ma se da un lato può utilizzarlo per confermare le sue teorie, dall'altro potrebbe nuocergli, svelando, come vedremo, il suo segreto e mettendo in forse il proseguimento stesso della sua impresa.

Quindi sceglie, con le dovute precauzioni, quale evento in tempo reale,

le eclissi di luna

fenomeno ben visibile e non rarissimo, di cui era già possibile avere tabelle di previsioni, nelle stesse effemeridi del tempo: in effetti Colombo in persona afferma di consultare, al riguardo, un non meglio precisato Almanac (almanacco astrologico), come venivano dette le effemeridi astronomiche del tempo.

Questo, per contro, può essere il suo tallone d'Achille, che può svelare la chiave del suo segreto, cui tiene molto, sapendo benissimo che è la migliore garanzia per non essere scavalcato. Sappiamo che la cosa non
gli riuscì, anche a causa del comportamento degli Alisei, che scoperse lui stesso, e che rendevano quasi "automatica" la traversata oceanica, poi per gli enormi progressi culturali e scientifici che la scoperta produsse, ed i preconcetti che annientò.

Sul libro delle Profezie (di Colombo) si legge di una eclisse avvenuta il

14 settembre 1494

da lui osservata nell'isola di Saona

Colombo afferma che questo evento si verificò con una differenza di:

5 ore e più di mezza

rispetto capo S. Vincenzo in Portogallo.

A conferma, dell'evento, visibile e quindi previsto in Europa, cita un non meglio specificato almanacco effemerico del tempo. Molto astutamente però, tace il fatto che gli almanacchi non si sognavano minimamente di riferirsi al capo S. Vincenzo.

Gli almanacchi astrologici od effemeridi si riferivano al meridiano tedesco medio-europeo, detto anche di Ferrara.

Abbiamo svelato il

primo Artifizio matematico-cosmografico

"inventato" da Colombo

Spiegazione:

Colombo usa certamente le effemeridi, come lui stesso confessa, provano gli scritti, i testimoni ed il figlio Fernando, e si spiega così la precisione dei suoi rilevamenti di rotta.

Invece di affidarsi alle clessidre (sai che precisione!), ai nodi di corda (idem), alla bussola (con declinazione variabile, deriva, ed impazzimenti vari), si fidava del suo "conto" astrologico. Ecco per qual motivo non si scompone punto quando le bussole paiono impazzire: a lui non
servivano più di tanto, e nemmeno perdeva la testa nei fortunali: quando erano finiti poteva determinare la posizione, mentre gli altri andavano ciechi. Forse si fidò troppo di questa sua supremazia, non tanto tecnologica quanto culurale.

Sapeva che, al tempo, praticamente nessun pilota spagnolo usava l'astrolabio, per la verità ancora poco usato anche in Portogallo, a causa delle maggiori conoscenze astronomiche e matematiche che richiede; ma sopratutto contava sul fatto che il metodo noto permetteva solo di rilevare (abbastanza male) la latitudine. Quindi è certo che sarà il solo, in mezzo all'oceano, a conoscere la rotta e le vere distanze percorse.

Mediante l'astrolabio, e le effemeridi, Colombo poteva, come dice lui stesso, stabilire, la sua posizione, senza riferimenti di terra o di viaggio, malgrado le bizze della bussola ed i fortunali.

 

 

Veniamo al Punto

 

Il riferimento delle tavole od effemeridi astrologiche, per scienziati e matematici, non è quello Tolemaico, o medioevale (le isole Canarie), è il centro Europa , molto più preciso, sicuro e comodo a determinarsi.

Le Ephemerides Astronomicae, del 1474, ad esempio, si riferivano al meridiano di Ferrara, sito

circa 11°30' est di Greenwich.

Verifichiamo i calcoli di Colombo:

L'isola di Saona è situata a circa 70° ovest, quindi:

converto i primi in decimali

100·30/60 = 50

quindi 11°30' = 11,50

sommo la posizione di Saona

70+11,50 = 81,50

ci vogliono 15 gradi per fare 1 ora

81,50 / 15 = 5,43

converto i decimali in minuti

43·60/100 = 26

ovvero l'arco sotteso è di circa:

5h26'

che Coincide, salvo pochi minuti, con la misura di Colombo:

5 ore ed oltre 1/2

L'Ammiraglio usava le effemeridi, con riferimento standard al centro Europa, e spostava l'origine sulle coste orientali Spagnole o Portoghesi, prossime all'origine classica tolemaica, facendo credere, per effetto proiettivo, un raggio terrestre, minore di circa 1,3 volte il raggio vero. La cosa era possibile solo nascondendo le vere distanze, altrimenti svelava il vero valore del grado.

Si comprende quindi che non era solo per "non spaventare i marinai" che nascondeva i dati veri, inoltre:

non smentiva Tolomeo,

si allineava al pensiero dominante della sua epoca,

proteggeva le sue teorie.

Che Colombo non errasse gli approdi è cosa ammessa anche dai puristi, ma la coincidenza dei calcoli non è dovuta al caso.

Se qualcuno pensa ad una ignoranza dell'Ammiraglio, che prendeva lucciole per lanterne, anche con le stelle, dobbiamo smentirlo: l'eclisse non poteva che confermare gli archi, già a conoscenza di Colombo, che su tutto si poteva sbagliare, ma non sui gradi: il metodo astrologico è polare, quindi può errare le distanze (che sappiamo invece essere esatte), ma non può per principio errare l'arco, base stessa del metodo. Dal momento poi che anche le distanze misurate da Cristoforo erano esatte, è indizio che conoscesse il raggio, ovvero l'esatta dimensione terrestre.

 

Vengono confermati i seguenti punti della nostra ipotesi:

  • b)- dichiarò una dimensione 1,3 volte inferiore il vero
  • c)- non errava i calcoli
  • d)- conosceva le vere distanze
  • e)- formulò semplici artifizi per confondere i dotti
  • f)- aumentò gli archi del rapporto 1,3 circa


In fig.12 è mostrato il grafico polare dell'artifizio usato da Colombo: sono ben visibili i due archi, da Saona (indie occidentali) alle Canarie, antica origine tolemaica, e da Saona al centro Europa, origine delle effemeridi. Si nota la differenza fra i due archi, di oltre un'ora e mezza.

Il grafico è graduato in ore dall'origine delle effemeridi (Europa), ed in gradi dall'origine tolemaica (Canarie). Al centro, con origine su Saona, sono visibili le ore di arco: quattro per le Canarie, cinque ed oltre mezza per il centro Europa (distanza dichiarata). Con questo artifizio Colombo poteva calcolare il punto esatto, e gabellare parametri ridotti di circa 1/3, a beneplacito dei dotti.

Ripetiamo che l'eclisse serviva a Colombo solo come verifica: non poteva basarsi su di essa per "fare il punto".

 

 

Secondo Artifizio cosmografico

 

Al fine di provare la nostra ipotesi e superare ogni possibile dubbio residuo.

verifichiamo l'eclissi del 29 febbraio 1504

che è riportata sulle effemeridi del Müller del 1474:

mezza durata 1h46'

culmine 13h36'

con origine al meridiano di Ferrara, longitudine 11°30' est

Colombo si trovava alla Giamaica, longitudine 78°circa ovest

Dati degli Scritti:

"Giovedi 29 febbraio 1504, .... si ebbe un'eclisse di luna; e poiche ebbe inizio prima del tramonto del sole, non potei vederne che il momento finale, nel quale la luna finì di tornare al proprio chiarore. E questo fenomeno fu assai accuratamente registrato; alle due e mezza di notte, cinque clessidre più che precise.

La differenza tra il centro dell'isola di Janahica nelle Indie e l'isola di Calis in Spagna è di sette ore e quindici minuti..."

Colombo asserisce che il fenomeno, del termine della eclisse, avvenne alle due e mezza di notte.

Noi sappiamo (vedi calcoli in fondo al paragrafo) che l'eclisse è terminata alle ore astronomiche 9 e 24 minuti, calcolando su di una tavola coeva, quindi possiamo facilmente risalire alla ora di inizio della notte, sottraendo le due ore e mezzo della misura:

inizio notte = 9h24' - 2h30' = 6h54' = 18:54'

questo dato è verosimile, tenendo conto che il giorno civile iniziava mezza ora dopo il tramonto (poco dopo le 18), e ci conferma che Colombo, contrariamente al suo solito,

non sta usando il tempo astrologico o marinaro

ma quello civile:

fatto comunque evidente sia per il termine `notte' stesso, sia perchè il parametro delle due e mezza astronomiche cade di giorno.

Il motivo che spinge Colombo ad usare, stranamente, la soggettiva e variabile ora civile al posto della sua abituale ora astronomica, è sempre quello di nascondere i riferimenti evidenti con altri aleatori.

Se svela chiaramente l'ora della rilevazione, svela l'artifizio.

Somma quindi, a quello visto, un secondo espediente: avvalersi della differenza fra il sistema di misura del tempo astronomico, con inizio e fine del giorno alle 12 di mezzodì (non mezzanotte), ed il sistema civile, dall'alba al tramonto.

Comunque sia, Colombo inizia a conteggiare il tempo alle sette di sera circa e dopo due ore e mezza registra la fine del fenomeno.

Ecco i calcoli astronomici, secondo Colombo:

differenza capo S. Vincenzo-Calis ore 00h15'

termine eclissi a capo S. Vincenzo, 15h30'

termine a Calis, 15h30'+00h15' = 15h45'

inizio notte in Giamaica, 6h00'

durata del fenomeno visibile, 2h30'

termine eclissi in Giamaica, 6h00' + 2h30' = 8h30'

arco, 15h45' - 8h30' = 7h15'

differenza: 7 ore e 15 minuti primi.

Come voleva, lui, dimostrare.

Facciamo notare come il tutto non poteva essere fatto se non in perfetta coscienza: Colombo conosceva bene l'ora astronomica.

All'artifizio visto ne aggiunge un secondo, usando il tempo civile al posto di quello astronomico, ed ottenendo un incremento di una buona ora. Inoltre poteva avvalersi di testimoni oculari, che avrebbero avvallato, in buona fede, i suoi dati ridimensionati.

Il motivo che spinge Colombo a questo secondo artifizio è evidente: il primo era divenuto alquanto obsoleto, inoltre voleva dimostrare il massimo arco possibile.

Sono passati dieci anni dalla precedente eclissi, serpeggia il sospetto che le terre scoperte siano un nuovo Mondo, ma sopratutto non ha trovato il passaggio per l'altro oceano: è perfettamente conscio che la sua missione non è compiuta, non avendo raggiunto la terra delle spezie, ma non può svelare il suo segreto, anzi lo protegge caparbiamente al fine di salvaguardare i privilegi che gli sono rimasti, e pretendere quelli che gli sono stati tolti.

Schema dell'Artifizio perfezionato

 

In figura 13 è rappresentato il grafico polare di questo artifizio perfezionato dove vengono indicate le due posizioni della Giamaica:

quella reale e quella fittizia, dovuta alle differenze fra sistemi di misura del tempo, civile ed astronomico.

Il primo arco esterno parte dalla posizione reale della Giamaica, sino a Cadice, e copre circa 4h45'.

Il secondo arco evidenzia l'incremento dovuto alla diversa misura del tempo.

Il terzo arco, dalla posizione fittizia della Giamaica al centro Europa, effemeridi, copre la misura colombiana di 7h15'.

Vengono confermati

i rimanenti punti della nostra ipotesi:

  • a)- Colombo conosceva la vera dimensione terrestre

infatti conosceva arco e distanze

  • g)- sapeva di non essere giunto alle Indie orientali

infatti cercava il passaggio per l'oceano indiano

  • h)- era un abilissimo matematico, un genio.

 

Altri calcoli e dati non nel testo precedente:

Calis, longitudine 6° circa ovest

arco Giamaica-Ferrara 78°+11°30' = 89°30'

differenza ore 89°30'/15 = 5h58'

In Europa:

durata 2 · 1h46' = 3h32'

inizio 13h36' - 1h46' = 11h50' = 23:50'

culmine 13h36' = 1:36' di notte

termine 11h50' + 3h32' = 15h22' = 3:22' di notte

In Giamaica:

la Luna sorge all'orizzonte dopo le 18

inizio 11h50' - 5h58' = 5h52' = 17:52'

culmine 13h36' - 5h58' = 7h38' = 19:38'

termine 15h22' - 5h58' = 9h24' = 21:24'

 

 

il terzo Artifizio "Tolemaico"

 

Sebbene abbiano svolto, sin troppo egregiamente, il loro compito, gli artifizi usati da Colombo e da noi scoperti, sono abbastanza semplici e prevedibili.

Colombo, in casi particolari, usò metodi di occultamento più complessi.

Uno di questi casi limite è rilevabile nella lettera scritta per il Papa Alessandro VI.

Questa volta il linguaggio è tolemaico ed ermetico, e denota una profonda base culturale, di tipo clericale.

L'ecumene tolemaico inizia dalle isole Fortunate, le Canarie, circa 15° ovest di Londra, ha come latitudine centrale una linea ideale a 90° dalle dette isole, corrispondenti a circa 75° est di Londra, termina a 180° oltre il Sinarum Regium, penso il golfo del Siam, quindi in Cambogia, circa 105° est di Londra, ovvero:

105° + 15° = 120° sviluppo angolare reale

180 / 120 = 1,5 volte più grande del reale

quindi il globo tolemaico era più piccolo 1,5 volte il reale.

Dagli Scritti:

".. mi spinsi tanto ad occidente che, quando di sera avevo il sole al tramonto, a quelli di Cadice, in Spagna, mancavano solo due ore per averlo a levante, di modo che io navigai per dieci linee nell'altro emisfero; e non potè esservi errore, perchè allora si ebbe eclisse di luna, ...."

L'eclisse in oggetto è quella del 14 settembre 1494, già vista.

La prima parte è elementare:

essendo il 14 settembre non lontano dal periodo equinoziale, il giorno è di 12 ore circa, su tutto il globo, pari alla notte, quindi:

12 - 2 = 10

Ossia dichiara aver sotteso, un angolo di dieci ore.

Questa è la motivazione della frase seguente, ove le ore sono dette giustamente linee.

Il parametro Cadice è citato a scopo di evidente ermetismo.

La frase: navigai per 10 linee nell'altro emisfero, può scioccamente, essere interpretata nel senso che Colombo abbia raggiunto:

10 · 15° = 150° latitudine ovest dalle Canarie,

ovvero 150° + 15° = 165° ovest di Londra, circa.

Dico scioccamente, perchè a quella latitudine, in congiunzione con il sole, quindi opposta alla luna, una eclisse europea non poteva certo essere osservata.

Se a qualcuno venisse in mente che Colombo non si rendesse conto del fatto, li assicuro subito del contrario, sia per quanto già visto, e che seguirà, sia per questa chiara frase:

".... e non potè esservi errore perchè vi fu un'eclisse; il sole si trovava in Bilancia e la luna in Ariete."

La Bilancia è in opposizione all'Ariete.

Prova certa che Colombo, ovviamente, si rendesse conto che la luna, in prossimità di una eclissi, si trova in opposizione al sole, quindi la eclissi è visibile in un solo emisfero.

Il riferimento non può neppure essere quello orientale.

Rimane soltanto quello più logico, il centro dell'ecumene, 90°E,

quindi:

150°O + 90°E = 60°Ovest dalle Canarie, circa,

60 / 15 = 4 ore

Ossia Colombo misurò l'eclisse a circa quattro ore dalle Canarie, sessanta gradi circa: misura d'ordine corrispondente al vero.

Al Papa doveva, se messo alle strette, dimostrare di aver detto la pura verità.

Verifichiamo pure se continua ad essere valido l'artifizio già visto, utile a Colombo per poter dimostrare all'occorrenza, di non aver mentito, ma di essere stato frainteso dai dotti:

Canarie 25° circa, dal riferimento effemerico

60° + 25° = 85°

85 / 15 = 5,66 = 5h39' circa

Sostanzialmente identico alla radice precedente:

5h26' circa,

ed alla affermazione di Colombo:

5 ore e più di mezza.

 

Nel grafico polare di figura 14, compare l'ecumene tolemaico, compensato sino a 180° per ragioni di compatibilità, ipotizzando che lo stesso abbia fatto Colombo, secondo l'uso del tempo.

Sono quindi rappresentate le varie origini, e le distanze in ore, ovviamente arrotondate ai 10': si vede chiaramente l'angolo dichiarato di 5 ore e più di mezza, arrotondato in 5h40' e l'angolo reale, arrotondato in 4h.

 

Da notarsi i due simboli astrologici citati dall'Ammiraglio: l'Ariete (ove si trovava la Luna) e la Bilancia (ove si trovava il Sole), in opposizione, esattamente come lui asserisce.

Questo fatto dimostra inequivocabilmente due cose:

Primo, sapeva che Sole e Luna, durante le eclissi,

sono in opposizione di fase,

Secondo, era a conoscenza che l'emisfero rivolto al Sole

non può vedere la luna,

quindi l'eclissi, essendo la Luna oltre l'orizzonte, ed essendo giormo. Questo significa che non poteva certo asserire di aver assistito al fenomeno dove lui stesso ammetteva che non era visibile, a 150 gradi dalle Canarie, in pieno Sole. Si comprende pure il motivo per cui cita le posizioni zoodiacali di Luna e Sole, cosa che a prima vista potrebbe apparire (ed è stata interpretata) alquanto balzana, per non dire superstiziosa ed antiscientifica.

Tutto al contrario invece, "per chi lo sa intendere" ogni dato ha la sua importanza, e non vi è nulla di inutile e superstizioso.

A questo punto potremmo ritenerci soddisfatti, ma per poter avvalorare la nostra ipotesi a teoria vera e propria, in modo analogo al procedere della vera ricerca scientifica, occorre una ripetitività del fenomeno (artifizio), una prova del nove. La cosa potrebbe anche non essere possibile: infatti a differenza dei fenomeni fisici, gli accadimenti o fenomeni storici, non sono ripetibili, se non all'epoca stessa. In questo caso siamo fortunati perchè gli stessi fenomeni sono stati più volte descritti da Colombo, con parole diverse, ed apparentemente in modo diverso.

 Proprio quello che i puristi ritengono la prova della confusione mentale di Colombo, della sua poca affidabilità ed istruzione, del suo pensiero superstizioso, medioevale ed antiscientifico, proprio questo, diviene il mezzo per formulare prima, e provare poi, tutto il contrario, ovvero sia l'istruzione superiore, sia la scientificità di tipo moderno di Colombo, e come si prendeva gioco dei saccenti del suo tempo, che tutto sapevano, ma strano caso sempre dopo.

 

 

La Prova della Teoria

 

Un altro caso limite è la descrizione della stessa eclissi del 14 settembre 1494, che Colombo riporta nella relazione del quarto viaggio:

"Quel che io so è che l'anno 94 navigai 24 gradi a ponente in nove ore e non potè esservi errore perchè vi fu un'eclissi;"

Ottimo esercizio per mettere alla prova la nostra chiave di interpretazione colombiana:

conformo l'unità di misura in gradi

9h = 9 · 15 gradi = 135°

24° in 135° a ponente

135 / 24 = 5,625 gradi

ovvero, convertito in ore:

5h37' circa

cinque ore e più di mezza

perfetto!

Ossia Colombo riafferma, mediante il solito artifizio, sebbene in modo differente, di aver raggiunto una posizione (le Antille) sita a circa cinque ore e quaranta dall'Europa centrale, ovvero quattro ore dalle Canarie, esattamente rispondente al vero.

La prova è perfettamente riuscita, e dimostra come Xpo FERENS l'Ammiraglio sapesse molto bene quello che diceva, senza mai sbagliare e senza mai contraddirsi, malgrado le apparenze.

Quindi Colombo:

non mentiva,

ma esponeva i dati in forma occulta, sfruttando il principio fisico della libertà di scelta e relatività della origine, in modo alquanto spregiudicato, ma in modo tale da, all'occorrenza,

poter sempre

dimostrare di essere stato frainteso.

 

 

la Controprova

 

Una controprova curiosa, circa gli artifizi usati da Colombo da noi discussi e svelati, la possiamo avere dalla testimonianza del figlio Fernando, che cita la eclisse del 1494:

"il quale ei dice che fu in differenza da Caliz al luogo, dove egli era, di 5. hore, & 23. minuti: "

dati:

La longitudine di Caliz è circa 6° ovest

Capo S. Vincenzo è a circa 9°30' ovest,

con una differenza di circa 3°30'

quindi:

3,5 / 15 = 0,23 decimale

0,23 · 60/100 = 0h14'

ossia circa 14 minuti primi.

Ed ora viene il bello: il dato di 5h23' molto più preciso del vago 5 ore e più di mezza, sommato ai 14 minuti fornisce:

5h23'+0h14' = 5h37'

Quindi 5h37' perfetti.

proprio il dato precedentemente ricavato,

riferito a capo S. Vincenzo.

No, non è possibile,

avremmo dovuto sottrarre, e non sommare.

Colombo sapeva benissimo che Cadice si trova ad est del capo S. Vincenzo, e non viceversa. Inoltre una simile incauta dichiarazione avrebbe dovuto insospettire gli scienziati del tempo:

l'arco Saona - c.S.Vincenzo è minore dell'arco Saona - Cadice.

La cosa curiosa è che, non ho veduto contestazione alcuna di questo fatto evidente, non solo da parte dei dotti del tempo, ma neppure da parte dei dottissimi critici moderni. Mistero.

L'assurdo rimane: cinque ore e più di mezza per capo S. Vincenzo, di meno ovvero cinque ore e ventitre, per Cadice, anche negando tutto quanto da noi scoperto sugli artifizi colombiani.

Spiegazione

Circa la spiegazione elementare del fatto, nulla di particolarmente trascendentale: il traduttore del Fernando, o lo stampatore, hanno spesso errato la trascrizione di numeri e vocaboli.

In ogni caso l'errore è minore della media dell'epoca, quindi irrilavante per una ipotesi accettabile.

Ma troppo strana è la coincidenza numerica, e la precisione dei visti calcoli di Colombo, per non tentare una congettura.

Ecco una ipotesi, a spiegazione del fatto:

Colombo, convintosi non a torto della vuota saccenza puramente nozionistica di molti dotti suoi contemporanei, pensò di sfruttarla a suo favore, quindi fornì dati di riferimento appositamente aleatori, di cui non si curava più di tanto.

Più precisamente, Colombo calcolava per sè i parametri esatti, li convertiva del rapporto opportuno, quindi li enunciava ufficialmente, con dichiarato riferimento all'estremo europeo occidentale: tipicamente il capo S. Vincenzo, oppure l'isola, diremmo oggi la provincia, di Cadice, tanto per rimanere in Spagna.

Appunto per la aleatorietà del riferimento, inventato di volta in volta, poteva insorgere confusione nei trascrittori, ovvero si poteva confondere Colombo stesso.

In questo caso i due riferimenti dovevano essere scambiati: capo S. Vincenzo ora, Cadice prima.

Se il parametro, come penso, non è dovuto ad errore di trascrizione, siamo di fronte ad una ulteriore prova che Colombo non credeva affatto nei suoi dati ufficiali, tanto da non curarsi di correggere eventuali sviste, che sapeva, ed il tempo gli ha dato ampia ragione, non sarebbero state recepite dai dotti suoi contemporanei, quindi rilevate.

In parole povere, la nostra teoria sulla identità matematica e scientifica di Colombo è sempre più certa e provata.

 

 

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