Indice Colombo

Pier Costanzo Brio- ASTROLOGIA POSITIVA di CRISTOFORO COLOMBO

Le Palle di C. Colombo, il Grottesco Purista

INDICE delle PALLE
Nascita
Navigatoria
Dromomane
Battaglia Navale
Portoghese
Bartolomeo
Carte e Libri
Meravigliosa Idea
Spagnola
Salamanca
Oroscopo
Convocazione
Capitolazione
La palla Conclusiva
 

La palla della Nascita

Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, nasce nel 1451, entro le mura di Genova, in una casa del Carrogio diritto di Ponticello, a sinistra di chi scende dalla porta di S. Andrea, a poca distanza da questa. A coloro che, peccando di soverchia critica, facessero inutilmente notare come detta casa si trovavi fuori le mura, ricordo ancora le parole di un grande purista:

Non si discute; qualsiasi atto, provante il contrario della nostra tesi, è fuori dal nostro ambito di interesse, quindi non degno di nota (l'acutissima ed emerita mente scientifica dell'Harrisse).

Questo povero Cristoforo, viene subito messo ad imparare il mestiere di tessitore; comunque studia, pochissimo: in una scoletta della città, giusto giusto le basi (Caddeo).

Infatti nel `400, come è notorio, tutti i vil mecanici, ed in particolare i tessitori o cardatori di lana, sapevano leggere e scrivere in latino, italiano, spagnolo, portoghese od altra lingua straniera a scelta. Ripeto, solo nel `400, poi di meno, oggi niente.

Questi tessitori, non solo sapevano far di conto, ma conoscevano la trigonometria e la geometria proiettiva o prospettiva, in piano e curvo. Sapevano inoltre di cosmografia, astronomia e disegno tecnico, quindi erano ottimi cartografi.

Ma sopratutto si distinguevano per la cultura ecclesiastica. Nessun Grande Inquisitore potè mai competere in Teologia con loro.

Tutto questo alle scolette elementari delle associazioni, gratuite, organizzate dai bravi genitori, analfabeti, ovviamente.

Non ci sono più le belle elementari di una volta. (n.d.a.)

Ad 11-16 anni erano in bottega quali allievi garzoni, a tempo pieno, davanti ad un telaio da mane a sera.

Alcuni esagitati affermano che Colombo abbia studiato in Pavia. La cosa è assolutamente impossibile, per un plebeo, "Infatti Cristoforo e Bartolomeo nella loro puerizia aiutavano il padre a campar la vita coll'esercizio d'una professione meccanica" (Sanguineti): erano "vil meccanici".

Mentre Cristoforo lavorava, pensava, ed alla sera si istruiva, senza mai comunque superare la soglia della mediocrità, anzi della quasi ignoranza; questo è, e rimane, un principio.

Non gli rimaneva comunque molto tempo per lo studio, infatti era trascinato di continuo dai notai, per la nota passione del padre di far redigere atti.

Forse per questo, a 23 anni suonati, forte della sua ignoranza, decide di cambiare vita, e si dà all'arte navigatoria.

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La palla Navigatoria

Questa prima grande idea di buttarsi al navigare è del 1473.

La data è un principio sancito dagli atti, ma stranamente, l'oratore purista ufficiale Anton Giulio Barrili declama: "È una triste famiglia popolana, non che del medio Evo, di tutti i tempi, pur troppo. Il primogenito dura poco in quella lotta umile e dolorosa di miseri lanaiuoli: quattordicenne appena, ha già presa la via del mare.". Come la mettiamo? E non mi riferisco ad una posizione del Kamasutra. Sorvoliamo, è meglio.

Notoriamente tutti i genovesi ed in particolare i lanaioli erano dei navigatori, nel sangue, di istinto. A dire il vero, all'inizio, più che il navigante, Colombo fà il guardone, infatti guarda oggi, osserva domani, ti ruba il mestiere al capitano.

Se avete insani dubbi, vi risponde il purista Rinaldo Caddeo:

"Costoro hanno l'aria di domandare che si presenti per Colombo una patente di navigazione di lungo corso! Essi dimenticano che allora (bei tempi, n.d.a.) si poteva acquistare la pratica e la perizia della navigazione anche senza fare il mestiere di marinaio,"

Di certo era più indicato come mestiere, per imparare la navigazione, il tessitore, ed il nostro Cristoforo aveva ben vent'anni di pratica e perizia in panni, di lana.

" e si diventava pilota, comito, capitano di nave senza frequentare nessun istituto nautico che rilasciasse le relative patenti!"

Subito ufficiali! Che bello! E che rapida carriera! Certo, non esistevano i moderni istituti nautici a far perdere del tempo prezioso.

Tutti i marinai, ma che dico, i passeggeri, di vista buona, potevano rubare il mestiere, e trovavano subito frotte di armatori ansiosi di affidar loro le navi, come ufficiali di rotta (piloti) e capitani.

"....apprendendo quasi senza avvedersene a disporre le vele, a governare le gomene, e il timone, a conoscere l'uso della bussola, dell'astrolabio, della toleta de martelojo (??), a puntare le carte, a far la stima del percorso, a interrogare le stelle, a sentire il regime dei venti, la direzione delle correnti, l'insidia degli scogli, l'invito dei porti tranquilli, i pericoli delle lunghe calme e dei repentini fortunali."

Perdindirindina! Lo voglio anch'io! A me, a me!

Come? Sono altri tempi. Tutto finito, non ci sono più i maghi di una volta. Peccato!

Lasciamo perdere la faccenda delle vele e delle gomene, che mi suona molto faticoso.

Ma il resto! Se penso a quanto ho studiato, e non sò interrogare le stelle, non sento il regime dei venti, neppure sento l'insidia degli scogli, men che meno l'invito dei porti tranquilli.

Mi proporrei come arma segreta, altro che radar, sonar e cavolate del genere! Ma sono nato con mezzo millennio di ritardo.

Una cosa la so fare: puntare le carte, sì, con le puntine e gli spilli colorati, mi riesce bene. Prosegue il Caddeo:

"Chi non tiene conto di questo non comprenderà mai il segreto dei grandi capitani di mare."

Se non altro il Caddeo aveva idee democratiche e chiare.

Non si capisce il "questo", ma è stato molto convincente. Il segreto di cui parla era forse quello di essere il più ignorante possibile? Fare i tessitori? Non essere assolutamente marinai? Rubare il mestiere? Non avere la patente? Essere guardoni? O che altro?

Queste cose o qualcosa di analogo è possibile chiamarlo segreto, altrimenti ci vuole mago Merlino, o l'intervento diretto del Padreterno, ed, in questo caso, è miracolo, e non segreto.

Mi ritengo fustigato per mancanza di fede, scusatemi.

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La palla del Dromomane

Cristoforo è un Dromomane (Elena Longhi), non può stare solo a guardare; quindi, in attesa di diventare capitano di marina, si contenta di diventare capitano di guerra, tanto per menar le mani.

Ma certamente! Non è forse noto che i tessitor di panni erano tutti maestri d'Armi? Questo sempre nel `400, è chiaro.

Ricordiamoci che papà Domenico è stato anche Taverniere, ed il figlio Cristoforo è un acuto osservatore, e non gli sarà certo sfuggito il modo con cui il padre manovrava lo spiedo.

Qualche pignolo storce il naso? Ignora, e si convince d'essere ignorante. Nel `400 facevano tutti Ufficiali, mica come adesso che ci vogliono le patenti.

Lo speciale diritto di sangue a diventare Ufficiali, non era dei nobili, come erroneamente si crede, ma era dei lanaioli che, come abbiamo visto, erano tutti istruiti, ma non troppo.

Forse sulle navi non vi erano notai, perchè di un Cristoforo Colombo lanaiolo manco l'ombra, ma vi era una vera invasione di Cristoforo Colombo capitani e corsari .

Il Muratori, nei suoi annali, riporta una lamentela del Re aragonese di Napoli indirizzata al Re di Francia, al fine di farsi restituire alcune navi che gli erano state prese da un Cristoforo Colombo, famoso corsaro. Era Lui? Era un parente? Ma nemmeno pensarlo!

Di marina, come detto, Cristoforo non era gran che, anzi chiariamo subito che non ne sapeva proprio nulla: con le basi che si ritrovava!

Forse, a ben pensare, non aveva mai navigato, se non da lanaiolo o passeggero (mercante) che, di regola, non venivano mai registrati.

È principio purista, quindi non contestabile, che i lanaioli, non venissero mai registrati sulle navi. Mica erano indispensabili (Asciuti). Ecco spiegato perchè non si sono trovate le prove dei viaggi che sappiamo aver fatto il nostro Colombo.

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La palla della Battaglia

Avvenne, nel 1476, che Colombo navigasse come capitano di una nave della flotta di un Corsaro famoso, a caccia di ricche navi veneziane, al largo di Lisbona.

Questo corsaro era suo parente. Ma che dico, era solo un corsaro, di passaggio.

A ben pensarci Colombo non era con lui, ma non poteva neppure essere sulle navi Veneziane, (chi la beve?).

Ecco la geniale soluzione: le navi non erano veneziane, ma Genovesi (Harrisse).

Forse Colombo era capitano di una di queste navi che vennero attaccate? Ma no! Ricordiamoci che Colombo non era capitano! Era un mercante lanaiolo, quindi non era registrato: come abbiamo scientificamente dimostrato, i lanaioli non venivano mai registrati, per principio.

Lo storico inquisitivo ovvero scientifico non dubita mai di quanto già provato e scritto, ma dubita di nuove tesi o fonti che contraddicono quanto provato o scritto (citazione purista).

Dal momento che abbiamo rintracciato notizie di una battaglia avvenuta nel 1476 fra un corsaro detto Colombo il Vecchio ed alcune navi genovesi, questa senza alcun ragionevole dubbio è la battaglia in questione, e diviene un principio purista.

Come? Il luogo della battaglia non è fra Lisbona e capo S. Vincenzo, ed il corsaro non è quello? Non si criticano i principii.

Si è combattuto da mane a sera, ed i genovesi furono dei Leoni, infatti se i lanaioli erano maestri d'armi, immaginiamo i guerrieri di professione: qualcuno doveva pur esserci.

Dalla riva, distante oltre 2 leghe antiche, ovvero oltre 12 chilometri, i testimoni si godevano lo spettacolo. Videro tutto e riferirono del coraggio dei Genovesi.

Ma certamente! Nel `400 i testimoni avevano, notoriamente, una vista telescopica, infatti il cannocchiale non esisteva, e la natura provvedeva in merito.

Dal momento poi che il giovane Colombo non aveva ancora scoperto l'America, la terra era ancora piatta, e si poteva vedere lontano a piacere, senza il limite dell'orizzonte.

Bei Tempi, quando la terra era ancora piatta.

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La palla Portoghese

Colombo dopo aver combattuto come una tigre per dieci ore filate, al comando degli scardassieri di lana, e dei mercanti, ma forse semplice spettatore (diciamolo piano, pare brutto), vede che la nave gli brucia sotto i piedi: si butta a mare con un remo e raggiunge la riva portoghese nei pressi di Lisbona.

Non si accettano critiche dei soliti dilettanti incompetenti. Tutti i lanaioli erano campioni di nuoto, e poi il mare (oceano) era tutto un brulicare di barchette (?), che raccattavano i superstiti del bello spettacolo (Caddeo), tranne Colombo, che se la cavava bene.

Dovete sapere poi, che a quell'epoca tutti gli italiani erano detti Lombardi. No? Certo: quelli dell'alta Italia. È risaputo che i Genovesi in particolare, ed i Liguri tutti, erano orgogliosi di essere Lombardi. I Lombardi erano in gran conto presso i Portoghesi.

Infatti, Colombo non fa a tempo a raggiungere la riva, che una nobildama di Lisbona, Donna Felipa Mogniz Perestrello, Cavaliera e figlia del primo governatore di Porto Santo sorella del Governatore Perestrello II, imparentata con la casa Reale, se lo sposa.

Così andava il mondo a quel tempo favoloso, non vi erano barriere sociali, ed in particolare gli scardassieri di lana, specie se figli di tavernieri, col loro fare distinto, erano reputatissimi e ricercati, dai nobili Governatori, per maritar le loro figlie.

Parliamo finalmente senza peli sulla lingua, da veri puristi.

Sono tutte emerite cavolate le favole che vogliono Colombo istruitissimo, nobile ed espertissimo capitano.

Solo per per orgoglio spagnolesco hanno mentito lo stesso Cristoforo Colombo, il figlio Fernando, gli amici Las Casas, Michele da Cuneo, e quanti altri lo conoscevano di persona.

Sentiamo piuttosto i marinai analfabeti che hanno deposto al processo della Corona per screditare Colombo! Quelli sì che sapevano tutto ed erano affidabili!

E poi vi sono gli atti notarili, tanti sono andati persi, ma ne rimane sempre una quantità impressionante, una marea, grazie all'hobby di papà Domenico.

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La palla di Bartolomeo

Combinazione chi ti vede Cristoforo a Lisbona? Ma il fratello Bartolomeo ! Quello che era nato nel 1461. Lo provano gli atti, quali atti? Ma quelli notarili del buon papà Domenico!

Bartolomeo aveva  15 anni, e da bravo lanaiolo, andava per il mondo a disegnar le carte geografiche.

Tutti i lanaioli disegnavano carte geografiche, per arrotondare le misere entrate, si capisce.

Cosa ci faceva a Lisbona? Ma che domanda idiota e pretestuosa: Bartolomeo aveva messo su casa a Lisbona, qualche anno prima (la butto: a 10 anni?), quindi vi si era stabilito forse con la sua balia.

Ripeto: siamo seri. Chi ride è uno sprovveduto ipercritico.

Il fratello Bartolomeo alloggiò Cristoforo, e conoscendo la proverbiale e nota ignoranza di principio del fratello maggiore, si mise, grazie alla sua cultura ed esperienza , della quale tutti noi immaginiamo la vastità, ad insegnargli la cosmografia e la tecnica del navigare, quel tanto che poteva bastare.

Il principio purista, fondato dal Gallo, e divulgato dal Giustiniani, ci assicura della ignoranza di Cristoforo, e della istruzione di Bartolomeo, che fu suo maestro. Tanto ci basta.

Quindi dubbio non v'è che Cristoforo sotto la buona e saggia guida del fratello adolescente, progredisse negli studi ed imparasse a disegnar carte di navigazione.

Veramente qualche dubbio lo ebbe il Caddeo:

"ma poichè è assodato che Bartolomeo nacque dieci anni dopo del fratello maggiore, e che Cristoforo giunse a Lisbona nel 1476, non si vede proprio come un giovinetto di quindici anni avesse potuto abbandonare la patria in così giovine età, nè tanto meno come potesse insegnare al fratello di venticinque anni scienze così astruse come quelle ricordate."

Per questo grave peccato di presunzione, nell'uso smodato della intelligenza, il Caddeo non giunse mai alle vette auliche dei veri puristi, come il Sanguineti.

Ci pensò il pio Asciuti a cassare questa eresia e far sacco e bottino di testo ed appendici, giusta preda di guerra (santa).

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La palla delle Carte

Ma torniamo al nostro Cristoforo, che disegnava, per campare, carte da gioco ed almanacchi, essendo del tutto negato per le scienze nautiche e per il disegno.

Si mormora che non fu mai in grado di disegnare una carta, e quelli che vendeva erano libri, almanacchi e cartoline di natale.

Lo sappiamo tutti che i libri (codici ed incunabuli) erano rari e carissimi, gli almanacchi (effemeridi) pure, e le cartoline non esistevano, ma una corrente di puristi ha, come principio, quanto prima detto, ed i principii non si discutono.

Poverissimo, straccione più che mai e mantenuto sia dalla suocera che dal fratellino adolescente, Colombo si scocciò.

Ed ebbe uno dei suoi lampi di genio: gettati gli stracci e vestiti gli abiti nobiliari che gli competevano, decise di frequentare la Corte, e venne subito ricevuto, a braccia aperte, dal Re in persona.

Andò quindi ad abitare nel lussuoso ma vuoto castello avito della suocera, pieno di libri e carte nautiche, che stentatamente, leggeva e studiava, compiendo rapidi progressi.

Poi si trasferì con la famiglia, nella casa che possedeva all'isola di Madera. Dalla moglie, una bastarda (Lodovico de Cesare) di uno sconosciuto Pelestrello di Piacenza, ha il figlio Diego, ma non gli dice del nonno, e si guarda bene di dirlo al nonno: lo metterebbe subito al telaio da mane a sera.

Sì, ammetto che vi sia una certa confusione tra gli stessi puristi, ma una moglie di basse origini, per un umile tessitore, è più logica e meno imbarazzante: così non provochiamo, non mettiamo strane idee di grandezza in testa ai proletari, ed è molto più razionale.

Alla faccia di chi afferma che i puristi non seguono un metodo scientifico.

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La Palla della meravigliosa Idea

Studiando (si fa per dire) le carte del fu Perestrello, in casa della suocera, dove andò ad abitare, gli venne una meravigliosa idea.

Tutti per andare a destra, vanno a destra; per andare a sinistra, vanno a sinistra; per andare a levante, buscano il levante; per andare al ponente, buscano il ponente.

Finiamola una buona volta, si disse, da oggi si deve buscar il levante per il ponente;

Ovvero per andare a destra, si prende la sinistra.

Chiaro e semplice, ma sopratutto alla portata dei meno colti.

A tutti i lanaioli, venivano di queste idee. Non ci voleva poi una grande scienza, bastava la oscura scoletta di Genova (ma esisteva veramente?), ed un maestro, meglio se adolescente, come il buon Bartolomeo. 

Tutti ad esempio, quando prendono una botta in testa beccano il levante per il ponente. Verificare questa prova altamente scientifica.

Quelli erano bei tempi, non mi stancherò mai di ripeterlo, ed i lanaioli, che avevano di queste idee, erano subito ricevuti a corte, ed i Re erano onorati di parlare loro, tanto che in breve divenivano loro amici.

Così Cristoforo espone al suo amico, il re del Portogallo Giovanni II la sua grande idea.

Tra amici sono leciti dei tiri burloni, quindi il re Giovanni II detto il perfetto, pensa di utilizzare i dati che ha avuto, in buona fede, dal suo amico particolare Cristoforo Colomo (sono parole sue), per tentare da solo la scoperta, inviando un altro capitano.

Questo capitano, solo per sfortuna, non riesce a portare a termine l'impresa, e la dichiara impossibile, una vera follia.

Alcuni puristi negano questo fatto, per principio, infatti Giovanni II era detto anche il Giusto, oltre che il Perfetto, quindi un così grande sovrano è al di sopra di ogni sospetto.

Se poi questo Giusto e Perfetto non era propriamente lindo, se aveva personalmente sgozzato un giovanetto, se aveva fatto pugnalare qualche rivale, non significava nulla, faceva tutto parte del folclore di quel tempo.

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La palla Spagnola

Colombo insiste caparbiamente per far accettare la sua proposta dal re portoghese ma, quando finalmente la spunta ed il re Giovanni lo richiama a corte, scappa subito di nascosto, come un ladro, e con il figlioletto si rifugia in Spagna.

Prevengo i miscredenti: se la cosa non appare logica, è colpa della poca istruzione di Colombo: si dice, in ambiente purista bene informato, che fuggì per la vergogna della figura fatta davanti ai dotti. In portineria si mormora, che avesse tramato ai danni del Re Giovanni in persona.

Malgrado tutto, il re di Portogallo continuò a considerarsi amico di Colombo, e gli fece recapitare, in Spagna, diverse cordiali lettere di invito alla sua corte.

Colombo quindi portò il figlio in un convento spagnolo, dove furono ben felici di allevarlo ed istruirlo, gratuitamente.

Date le sue non comuni referenze di plebeo ignorante ed insolvente, mecanico, scardassiere e figlio di un taverniere, formaggiaio e tessitore, viene subito accolto dai Re a braccia aperte nella nuova Corte.

A Cordova si trovò un'amante, Beatrice, con il beneplacito dei di lei parenti, che lo aiutarono moltissimo. Pedro de Arana, felice che Colombo avesse ingravidato la sorella Beatrice, per di più senza sposarla, divenne addirittura il suo braccio destro.

Ovviamente i re di Spagna, Ferdinando ed Isabella, onorati della presenza di Colombo in corte, gli passarono spesso e volentieri l'equivalente di alcune decine di migliaia di euro attuali a titolo di rimborso spese, di viaggio.

Si mormora che queste somme, in realtà, fossero paghe per servizi di tipo militare; ma noi, puristi d.o.c., sappiamo che non è possibile: un umile lanaiolo non è un condottiero.

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La palla di Salamanca

Per esaminare la semplice ed ovvia proposta di Colombo, e non poteva essere altrimenti, i Re Cattolici comandarono addirittura una commissione di dotti in Salamanca; ma non si riunirono all'Università: su questo fatto non si discute, lungi l'idea che Colombo abbia mai messo piede sul sacro suolo universitario della vera istruzione.

Quindi se, al contrario, la proposta fosse stata fatta da un vero dotto, in modo complesso e di difficile comprensione, la medesima sarebbe stata subito recepita, compresa ed accettata, da un semplice consigliere reale. Logico, ma è meglio sorvolare su questi insignificanti dettagli.

 Occorre premettere che tutti all'epoca sapevano della reale forma sferica terrestre, persino i bottegai. Non era un mistero.

Ma le obiezioni dei dotti? La famosa terra a cupola di Sant'Agostino, la sfera galleggiante sull'acqua? E per coperta il cielo? Le navi che non possono risalire il mondo? L'eresia degli antipodi? L'enorme globo, 5 volte il vero? Le cinque zone, ecc. ecc. ?

Tutta colpa di Colombo, che era ignorante e per questo non sapeva sostenere un discorso all'altezza dei suoi istruitissimi e saggi interlocutori. A lui spettava di farsi capire, senza tutti quei ridicoli segreti, ed il parlare da occulto paesanotto; un vile plebeo davanti a tanti nobili signori, doveva fidarsi, senza tante storie. 

Quindi fu Colombo a fare una nuova figuraccia, su questo non vi può essere alcun ragionevole dubbio.

Ovviamente, lo presero per loco, per pazzo, e giustamente, lo deridevano, dal momento che nessuno capiva quello che diceva.

Alcuni allampanati , con acqua fresca nel cervello, affermano che il progetto era troppo complesso, e venne respinto perchè neppure i più grandi matematici di Salamanca furono in grado di recepirlo.

Stupidaggini, ci vuole più rispetto per quegli insigni dotti che non capivano nulla, ma che essendo, per definizione sapienti, non potevano peccare di incapacità ed ignoranza.

Poi, a ben pensarci, mica erano dei dotti matematici, erano dei teologi, massimamente inquisitori , e facevano il loro dovere, con generosità ed indulgenza: prova ne è che Colombo non fu condannato al rogo.

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La palla dell'Oroscopo

Come dice il chiarissimo docente di storia oceanica J. H. Parry, della Università di Harvard:

"Colombo era un autodidatta....aveva scarsa cultura....Se fosse stato un Principe, invece che il figlio di un tessitore genovese, la sua convinzione sarebbe stata probabilmente confermata da un oroscopo ufficiale"

Mi ero sempre domandato cosa mancasse a Colombo, povero laniero di scarsa cultura:

l'Oroscopo, ufficiale! Ecco la risposta.

Senza un oroscopo ufficiale, come poteva mai sperare di essere preso sul serio?

Quindi Cristoforo, senza oroscopo ufficiale, ridotto in estrema miseria, coperto di stracci e con la testa rapata, si rimette a vendere di porta in porta i libri stampati e gli almanacchi con le carte geografiche da lui realizzate (Caddeo).

Tutte cose, come abbiamo già avuto modo di vedere, dal costo molto elevato e che la popolazione dell'epoca, notoriamente in gran parte analfabeta, apprezzava moltissimo e si beava di possedere.

La povertà di Colombo era accresciuta dai pochi sussidi e concessioni reali.

Una di tali concessioni lo abilitava ad alloggiare gratuitamente, lui ed il suo seguito, in tutte le città, borghi e villaggi.

Colombo aveva dunque un seguito?

Ma certamente, almeno i servi ed il maggiordomo, altrimenti che povero sarebbe stato; e poi qualcuno doveva ben portare i libri, pesanti come sono.

Durante questo buio periodo viene pure alloggiato e mantenuto dal ricchissimo Duca di Medina Sidonia. Il Duca dirà di aver ospitato Colombo per due anni, ma non bisogna prestargli fede (principio purista).

Cristoforo si scoccia una seconda volta ( la prima fu in Portogallo) della miseria e decide di lasciare la Spagna e recarsi dal Re di Francia.

Abbiamo già detto che, sebbene fosse normalmente molto difficile per un plebeo, e rischioso, essere ricevuti ad una corte, la cosa non valeva per i lanaioli che avevano sempre tutte le porte aperte.

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La palla della Convocazione

Ma ecco il miracolo! Colombo viene convocato urgentemente a corte, dove i Re Cattolici, cambiata improvvisamente idea, accettano di patrocinare la sua impresa. La commissione dei dotti aveva forse cambiato parere?

Ma nemmeno per sogno! Tutti gli esperti testimoniavano che Colombo era un pazzo visionario che farneticava un progetto del tutto impossibile.

Ovviamente Cristoforo, visto che si trova letteralmente alla fame, decide di fare il gioco duro, e pretende:

il titolo di Don, Nobilissimo Signore, esteso ovviamente ai suoi famigliari,

il titolo ereditario di Almirante maggiore con i relativi appannaggi e diritti,

il titolo ereditario di Vicerè delle terre scoperte, con relativi privilegi e rendite,

il comando assoluto della flotta

il dieci per cento su tutti i gadagni (diritto di còrsa), più il diritto di partecipare al 12,5 per cento sulle spese in cambio della pari percentuale del ricavo.

Ben umili pretese, che si addicevano pienamente alla condizione sociale e culturale del personaggio: in particolar modo, la richiesta di poter finanziare una buona fetta dell'impresa, tipica di chi non ha un soldo.

Chissà per quale motivo, i Re fanno i capricci e cercano di ottenere qualche sconto.

Irremovibile, Colombo non cede di una virgola: poteva ben permetterselo, quindi volta la schiena e si allontana, con passo sicuro e veloce.

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La palla della Capitolazione

Ed avviene il secondo miracolo: calpestando il proprio orgoglio, il re e la regina di Spagna inviano un messaggero, che fermato Colombo per strada, lo convince a ritornare indietro, ovviamente dopo molte insistenze.

Questa volta non vi sono più obiezioni da parte reale: viene finalmente preso atto del suo stato miserando e di completa insolvibilità, della sua nomea di pazzo furioso, del fatto che nessuno avrebbe scommesso una lira sulla riuscita della sua impresa, ma anche della sua vile origine straniera; quindi per logica conseguenza, gli vengono concessi i relativi privilegi, mediante il soddisfacimento di tutte le sue richieste.

Vengono messe a disposizione di Colombo due navi, i relativi uomini e tutto l'occorrente. Essendo poverissimo, come ben sappiamo, il novello Ammiraglio pensa bene di allestire da solo ed a proprie spese , per non perdere tempo, una terza nave, ovviamente con uomini e vettovaglie.

Non avendo casualmente in tasca i miliardi (attuali) occorrenti, si rivolge a dei banchieri genovesi che sono ben lieti e felici di fornirgli tutto il capitale di cui necessita, rischiando ovviamente di tasca propria, e senza il minimo privilegio sulla eventuale riuscita della rischiosissima impresa.

L'unica garanzia che Colombo fornisce è la sua miseria e la sua genovesità.

Purtroppo i banchieri genovesi di una volta si sono estinti, ormai da tempo immemore, quindi ogni obiezione in merito è rigettata.

Il 4 agosto Colombo salpa da Palos con tre navi zeppe di ciurmaglia, anzi avanzi di galera, ma valentissimi marinai.

Visto e considerato che l'Ammiraglio non capiva nulla di navigazione, saranno proprio i marinai ad insegnargli la rotta e le malizie del mestiere.

Colombo imparò moltissimo in questo primo viaggio (Parry), tanto da superare i suoi maestri galeotti: infatti, riusciva sempre a ritrovare un luogo dove era stato.

I soliti squinternati, che bevono tutte le frottole, dicono che Colombo, prima di Pigafetta, scopre il modo di trovare le latitudini mediante la differenza d'ascensione diritta degli astri. Stupidate: certamente tutti sapevano trovare le radici (luoghi comuni) di una retta ed una superfice sferica, massimamente senza usare le moderne conoscenze di geometria analitica e proiettiva.

La vera spiegazione è che Colombo aveva la rosa dei venti in testa (Parry), ed una bussola nel sedere, come i suoi omonimi volatili, quindi non doveva fare alcun calcolo, agiva di puro istinto.

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La palla conclusiva

Ed avvenne il terzo miracolo: Colombo notò la direzione delle correnti Pelagiche e la proprietà degli Alisei, questo indubbiamente per intercessione diretta del Padre Eterno.

Così, sfruttando gli alisei, gli fu facile raggiungere il nuovo mondo.

Chi non sa andare in America con una barca a vela, un astrolabio ed una bussola? Ma quali calcoli da vil meccanici!, non gli servivano questi mezzucci: la superiore intelligenza umanistica, l'istinto dei piccioni viaggiatori, e l'intercessione dello Spirito Santo, ecco cosa veramente lo aiutò.

L'attento conte Roselly de Lorgues infatti ci descrive: "De' miracoli del Servo di Dio (Colombo) in vita - Miracoli in terra - Battaglia con gl'Indiani - Il miracolo delle frecce - Miracoli in Mare - La tempesta predetta - Punizione de' suoi nemici", prosegue con: "Miracoli dopo morte - La Croce miracolosa piantata dal Colombo - Testimonianze dei principali Storici dell'Indie rispetto ai miracoli che essa operava - Notorietà di questi miracoli - Perpetuità del culto reso alla medesima".

Occorre precisare che il Roselly non è un vero purista, dal momento che si accorge della nobiltà di Colombo, e lo dice pure allievo della Università di Pavia, ma nel contempo si riscatta in parte, negando una sua vera cultura.

Chissà per quale motivo la causa di beatificazione di Colombo intentata dal Roselly ed altri, ormai data per certa si arenò improvvisamente.

Un Santo Corsaro! Che bello sarebbe stato.

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