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Pier Costanzo Brio- ASTROLOGIA POSITIVA di CRISTOFORO COLOMBO

Alcuni stralci dagli Scritti

 

Frammento di lettera ai Re

del gennaio 1495, in La Espagnola. Bib. Nacional, Madrid. Frammento trascritto da B. Las Casas, viene descritta una azione corsara capitanata da Colombo stesso:

"Mi accadde che il re Reynel, che Dio abbia in gloria, mi inviò a Tunisi per catturare la galeazza Fernandina, e trovandoni io già sopra l'isola di S. Pietro, in Sardegna, mi si disse da una nave pirata che insieme con la detta galeazza venivano pure due navi e una caracca; e a causa di ciò gli uomini che navigavano con me si agitarono e determinarono di non continuare il viaggio, ma di fare piuttusto ritorno a Marsiglia a procurarsi un'altra nave e rinforzi. Io, atteso che in nessun modo potevo sviarli dal loro proposito se non giocando d'astuzia, accondiscesi alla loro richiesta e, alterato che ebbi l'ago della bussola, diedi vela sul far della notte e l'indomani, al levar del sole, ci trovammo entro il capo di Cartagine, mentre tutti davan per certo che stessimo veleggiando alla volta di Marsiglia...".

..." Io navigai l'anno 477 nel mese di febbraio cento leghe oltre l'isola di Tile....Io andai al castello della Mina del Re di Portogallo.... Io mi sono trovato a comandare due navi, e a lasciarne una a Porto Santo....".

 

Foglio al Consiglio del 1501

scritto di pugno dall'Ammiraglio in un palese momento di sconforto. In questi momenti Colombo abbassa la guardia e si lascia sfuggire qualche cenno di rilevanza biografica. Colombo non si rivolge ai Reali ma, si ritiene, al Consiglio della Corona, di cui fece parte.

"Signori: sono ormai XVII anni che sono venuto a servire questi principi con l'impresa delle Indie. I primi otto li passai in dispute,ed infine la mia opinione fu tenuta per burla. Io con amore continuai a sostenere la mia opinione, e risposi alla Francia, all'Inghilterra ed al Portogallo che quelle terre e quei dominii erano per il Re e la Regina miei Signori. Le promesse non erano poche né vane.

........... In sette anni io feci questa conquista per volontà divina. Nel momento in cui io pensai di avere benefici e riposo, all'improvviso fui imprigionato e messo ai ferri ........... Io ho perso in questo la mia gioventú .......... Supplico le Grazie Vostre.....nelle quali le Loro Altezze tanto confidano, guardino le mie scritture e come venni a servire questi principi da tanto lontano, e lasciai moglie e figli, che a causa di questo non vidi mai, e come ora al fine della mia vita...."

 

Memoriale del 1501

dove Colombo, di pugno, si lamenta degli affronti subiti, in terza persona.

"...lui si accingeva a mettere a repentaglio la sua persona e la sua fortuna e spendeva i propri denari e le Indie le dava alle Loro Altezze, .... egli ha contribuito e posto in tanti pericoli la sua persona e quella dei suoi fratelli, .... ed egli avrebbe potuto darle a qualsiasi principe con cui si fosse accordato.... ed è venuto da tanto lontano a servire le Loro Altezze e ha speso in questo ben XVII anni, i migliori della sua vita.... che sono sei anni che si danna a mettere puntelli all'impresa.... e che sopportò la metà delle spese.... dato che le Loro Altezze non vollero dargli che un milione, al quale si dovette aggiungerne mezzo, perchè non bastava....".


Lettera alla Regina dell'agosto-settembre 1501:

"....Ciò che io ho pensato relativamente alla mia vita lo consegnai personalmente a Vostra Altezza in forma di memoriale autografo.... lì non ci sono né arte né malizia.... Supplico Vostra Altezza.... non mi tenga come socio ma solo come suo servitore".

 

Lettera ai Re scritta a Cadice o Siviglia del 1501:

"..in giovanissima età cominciai a navigare e ancor oggi vado per mare. Questa medesima arte inclina chi la segue a desiderar di conoscere i segreti di questo mondo. Sono al presente più di XL anni che io la pratico. Ho percorso tutte le rotte conosciute.

Trattai ed ebbi conversazione con uomini dotti......

ebbi da Lui spirito d'intelligenza. Di marineria mi feci esperto, in materia di astrologia mi dotò di quanto bastava, e così di geometria ed aritmetica.....

ho visto e mi sono studiato... tutti i libri di cosmografia, di storia, le cronache, i libri di filosofia e di altre arti.....

Tutti ne risero.....reputandola impossibile....

Tutte le scienze che ho detto sopra e l'autorità loro non mi furono di alcun giovamento.....

sette anni passati qui nella Vostra Real Corte, discutendo del caso con tante persone di molta autorità, esperte in tutte le arti, le quali convennero infine che tutto era vano....

e dico che io lascio tutto il mio navigare fin dalla più tenera età e tutte le conversazioni che ebbi.... e pure lascio le molte arti e scritture di cui dissi........

e coloro la cui presente fosse mostrata.... e in diverse guise mi richiamassero in quanto di poche letture, e marinaio senza dottrina, e uomo del mondo, ........

Colombo scrive la presente per confutare le infondate accuse elencate, fatte proprie dai puristi moderni.

 

Frammento di lettera ai Re,

scritta dalla Spagnola, tra il settembre 1498 e l'ottobre 1500:

".... Le Vostre Altezze già sanno che per sette anni mi aggirai per la loro Corte....".

 

Frammento di lettera al Re, Don Fernando:

"....prima ero approdato al Portogallo, su cui regnava un sovrano intento come nessuno a navigare e scoprire; Egli (Dio) gli impedì di vedere e di udire; che in 14 anni non mi riuscì di fargli intendere quello che venivo dicendo. E pure ho parlato di cosa per vero mirabile, perchè ricevetti solleciti da tre principi diversi, i quali la Regina.... li vide....

per i pochi giorni che N. Signore vorrà darmi di vita....".

 

 


Lettera in Siviglia del 1 dicembre 1504 al figlio Diego:

".... Prenditi molto cura di tuo fratello: egli è persona di merito e già ha doppiato il capo dell'adolescenza. Dieci fratelli non ti sarebbero troppi; mai trovai piú saldo sostegno nella prospera e nell'avversa fortuna che in essi....".

 

Lettera in Siviglia del 13 dicembre 1504 al figlio Don Diego:

"....Abbi per tuo zio il rispetto che gli è dovuto e portati con tuo fratello come al maggiore compete nei confronti del minore. Non hai altro fratello e.... la sua natura è tale che può tornarti prezioso. Egli ha ottime inclinazioni....".

 

Lettera in Siviglia del 4 gennaio 1505 a fra' gaspar de Gorricio:

"a Don Andrea, fratello di Juan Antonio, latore della presente....".

 

Lettera in Siviglia del 5 febbraio 1505 al figlio Diego:

".... parlai con Amerigo Vespuchi, latore della presente, il quale colà si seca chiamato a occuparsi di cose di navigazione. Egli ebbe sempre desiderio di compiacermi ed è uomo assai dabbene: la fortuna non lo ha assistito.... egli va per mio conto e con molto desiderio di far cosa che torni a mio vantaggio.... nel più assoluto segreto acciocchè non sospettino di lui. Io l'ho già messo a parte di tutto quanto.... ".

 

Lettera in Siviglia del 25 febbraio 1505 al figlio Diego:

"....Ti ho scritto a mezzo di Amerigo Vespuchi. Fatti recapitare la lettera, a meno che tu non l'abbia di già ricevuta.".

 


Procura a Jerónimo de Agüero

fatta in Siviglia, il 31 ottobre 1497:

"Don Cristoforo Colombo, Ammiraglio.... dimorando al presente in questa città di Siviglia, parrocchia di Santa Maria la Blanca, per sé ed a nome e per conto di Don Diego e Don Fernando Colombo, suoi figli legittimi, in qualità di tutore....a Gironimo de Aguiero precettore dei detti". Seguono le firme dei notai.

Istituzione del Maggiorasco

ovvero di un capitale fruttifero inalienabile e tramandabile per eredità, fatto in Siviglia il 22 febbraio 1498, apografo ed alquanto contestato:

"...Primieramente che abbia a succedermi Don Diego, mio figlio; e se....

gli succeda Don Bartolomeo, mio fratello, e quindi il suo figlio maggiore.... e se....

gli succeda Don Diego, mio fratello....

succeda Don Fernando, mio figlio..... e se....

vi subentri il parente più prossimo.... il quale si chiami... con il nome di suo padre e di tutti i suoi antenati, Colón.

Il quale Maggiorasco per nessuna ragione erediti una donna salvo nel caso che né qui né in altra parte del mondo non si trovasse uomo provatamente della mia schiatta, che si chiamasse, lui e i suoi antenati, Colón. E se tanto accadesse, Dio non voglia, ....

del mio lignaggio....

sia la radice e piede del mio lignaggio....

essendo io nato in Genova, accorsi a servirli qui in Castiglia...

per essere giusto che persona di titolo, e che sempre ha servito il suo Re......

questa parte vada a persone del mio lignaggio....

si distribuisca ai più prossimi tra i miei congiunti e a quanti fossero maggiormente bisognosi.... li si mandi a cercare con zelo....

scelgano due persone del mio lignaggio....

ordino.... che abbia e sostenga sempre nella città di Genova persona del nostro lignaggio, la quale vi abbia casa e famiglia, e ad essa assegni una rendita sufficiente a viver con decoro, quale si conviene a persona del nostro lignaggio, e abbia piede e radice nella detta città, in quanto nativa di essa, perchè potrà averne aiuto e favore in cose di suo bisogno, posto che in essa io nacqui e di là venni. ....

Genova è città nobile e possente sul mare....

operi e procuri sempre per l'onore, il bene e la prosperità della città di Genova....

distribuire parte del decimo ai nostri parenti.... per dotare fanciulle del nostro lignaggio che ne avessero bisogno....".

 

 

Testamento e codicillo,

fatto in Valladolid, il 19 maggio 1506

copia autenticata, che completa il Maggiorasco del 1502, quindi non quello visto, che e per, le parti simili, "questa annulli l'altra", quindi sostituisce il precedente:

".... Io nominai il mio caro figlio don Diego erede di tutti i miei beni e dignità che mi spettano di diritto e successione, come disposto nel maggiorasco, e non avendo egli per erede figlio maschio, che erediti mio figlio don Fernando nella stessa guisa, e non avendo egli figlio maschio, erediti don Bartolomeo, mio fratello nella stessa guisa; e nella stessa guisa se non avesse come erede un figlio maschio, che erediti l'altro mio fratello; e così si estenda da un parente all'altro più prossimo al mio lignaggio. ........................

Le Loro Altezze non spesero né vollero spendere che un milione e a me toccò il resto.... a me spettasse il terzo.........................

don Fernando, mio figlio, ne abbia un milione e mezzo ogni anno, e don Bartolomeo, mio fratello, centocinquanta mila, e don Diego, mio fratello, centomila, perché è uomo di chiesa..........

una parte.... la distribuisca fra i nostri parenti, coloro che egli reputi si trovino in particolare indigenza e a persone bisognose e in altre opere pie.

Dispongo inoltre che egli si prenda cura di Beatriz Enriquez, madre di don Fernando mio figlio, e la provveda di quanto le consenta di vivere con dignità, come persona cui sono grandemente debitore. E tanto sia fatto per sgravare la mia coscienza, che ciò molto pesa sulla mia anima. E la ragione di ciò non è lecito qui riferire....".

 

 

Il terzo viaggio

secondo la trascrizione di Las Casas nella sua Historia de las Indias:

"... partì per l'isola di Madera.... dove arrivò la domenica seguente, dieci di giugno. Nella città fu assai ben accolto e gli si fece gran festa, essendo conosciuto da quelle parti, dato che aveva vissuto lì per un certo periodo....................................................................

Vi trovò un corsaro francese e due navi che aveva catturato a dei castigliani, e il francese, non appena vide le sei navi dell'Ammiraglio, abbandonò una delle due navi e si diede a fuggire con l'altra.

L'Ammiraglio lo fece inseguire...................................................

decise di inviare tre delle sue navi direttamente a quest'isola Espagnola .... per dare conforto ai suoi fratelli............................

Mise al comando di una delle navi un tal Pedro de Arana, nativo di Córdoba, uomo di molta reputazione.... fratello della madre didon Fernando Colombo, secondogenito dell'Ammiraglio, e cugino di quell'Arana che era rimasto nella fortezza con 38 uomini che l'Ammiraglio trovò morti al suo ritorno......................................

a capitano.... per l'altra nave, fu Juan Antonio Columbo, genovese, parente dell'Ammiraglio, uomo assai capace e prudente e di autorità......................................................................................

una settimama uno e una l'altro, ciascuno di loro fosse capitano generale........................................................................................

si rese ormai conto che terra tanto grande non poteva essere isola, bensì terra ferma........voleva dunque giungere a questa Espagnola per varie ragioni.... la seconda per poter inviare subito suo fratello l'Adelantado con tre navi, perchè proseguisse nella scoperta della terra ferma da lui incominciata....".

 

 

Memoriale al figlio Diego Colombo,

 prima di salpare per il quarto viaggio, scritta probabilmente a maggio del 1502:

"....Io ti ordino.... di versare la decima.... a poveri bisognosi e, tra costoro, a parenti prima che ad altra persona;.....

Al Re ed alla Regina..... non affliggerli con suppliche e petizioni.... che già si dice che io sia troppo importuno....

Per amor mio, abbi cura di Beatrice Enriquez, quasi fosse tua madre; ed essa si abbia da te diecimila maravedis ogni anno, oltre quelli che riscuote dalle macellerie di Cordova.

A Violante Nùgnez versa diecimila m. ogni anno, pei suoi servigi....

Don Diego mio fratello resta a Cadice.... Fa in modo che le Loro Altezze gli facciano mercede di qualche titolo ecclesiastico....".

Diario di Bordo del primo viaggio,

del 1492-93, copia di Bartolomeo de Las Casas:

" trovandosi egli in Portogallo l'anno 1484....

Gli indios.... si avvicinavano agli uomini barbuti e in ispecie all'Ammiraglio....".

 

Relazione del IV° viaggio ,

ovvero Lettera Rarissima del 7 luglio 1503, in Giamaica:

" L'angoscia per il figlio che avevo con me..... a soli XIII anni....

poco mi hanno giovato XX anni di servizio....

l'anno 94 navigai 24 gradi a ponente in nove ore e non potè esservi errore perchè vi fu un'eclisse....

Allora udii una voce.... La tua vecchiezza....

Sette anni stetti presso la Vostra Real Corte....

Io venni a servire di età di 28 anni e al presente non ho un solo capello che non sia canuto....".

 

 

Lettera a Luis de Santangel,

del 15 febbraio 1493:

"....saprete come in trentatre giorni passai alle Indie.... Quando pervenni alla Juana ne seguii la costa a ponente, e la trovai sì grande che la pensai essere terra ferma, .... dagli altri indigeni che già avevo catturati, intendevo come questa terra fosse tutta un'isola, e così ne seguii la costa a oriente.... ".

 

Lettera a Donna Juana de la Torre, 1501:

"....Sette anni se ne andarono via in discussioni: per nove anni mandai in esecuzione cose segnalatissime....

 

La Mina, postille varie:

"si trova la fortezza della Mina del ser. re del Portogallo, che vedemmo"

"si trova la fortezza del serenissimo re di Portogallo, in cui mi fermai".

"navigando sovente da Lisbona a mezzogiorno, alla volta della Guinea....".

Lisbona, 1485, postilla:

"Il re del Portogallo inviò in Guinea, nell'anno del Signore 1485,.... quando io mi trovavo presente....".

Lisbona, 1488, postilla:

"nel corrente anno 88, nel mese di dicembre, attraccò a Lisbona Bartolomeo Diaz, .... Ed io a tutto assistetti.".


 

Michele da Cuneo, lettera del 1495;

è il più antico, attinente ed affidabile scritto di testimone coevo, sino a noi pervenuto:

"....Nel quale loco se io vi dicessi quello Habiamo facto de triumfi et tiri de bombarde et lanzafochi sarebe troppo longo. E questo fu facto per cagione de la Signora del dicto loco de la quale fu alias il nostro signor Armirante tincto d'amore" La Signora della Gomera era Beatriz Fernández de Bobadilla, moglie di Andrea de Cabrera, primo marchese di Moya, amica d'infanzia della Regina Isabella.

"Ma una cosa voglio io ben che sapiate, che al mio poco vedere poi che Genova è Genova non è nato un Homo tanto magnanimo et acuto del facto del navicare como il dicto signor Armirante"....

"percio che navicando, solamente in vedere una nuvola, o una stella di nocte giudicava quello dovea seguire" Colombo di notte usava le stelle, in modo del tutto incomprensibile agli altri, che si stupivano.

"et se esser dovea malvagio tempo, lui proprio comandava et staxeva al timone, et poi che la fortuna era passata lui alzava le velle et li altri dormivano."

 

Documento legale, con testimonianze autografe:

"1535. addì .8. di marzo in Madrid ..Diego Mendez, abitante della città di San Domingo che è nell'isola Spagnola, ora testimonio in questa corte ....

Alla prima domanda ha detto che conosce il detto Don Diego Colon che aspira all'abito, e che è nativo della città di San Domingo, e che sà che è figlio legittimo di Don Diego Colon suo padre, già defunto Vicerè, Ammiraglio e Governatore delle Indie del Mare Oceano, e di Donna Maria di Toledo sua moglie, Viceregina delle dette Indie; i quali questo stesso teste conobbe e conosce da trent'anni a questa parte, più o meno.... e che il padre del detto Vicerè si chiamava Cristoval Colon, genovese, ed era nativo di Savona che è una città vicino a Genova .... e che la moglie del detto Don Cristoforo Colombo, madre del detto Vicerè, questo testimonio non la conobbe, ma ha sentito dire che era nativa del regno di Portogallo.... ed era di lignaggio dei Moniz....

Alla seconda domanda rispose di sapere che.... don Cristoforo Colombo suo padre e la detta donna Felipa Moniz sua moglie, avi del detto don Diego Colombo che aspira all'abito, ciascuno di essi furono stimati e tenuti e comunemente riputati di classe distinta, secondo il costume, e che furono di Spagna, e che non hanno affinità alcuna colla razza dei Giudei, nè sono conversi, nè mori, nè plebei, e che sono di generazione nobile; e che per tali furono e sono stimati....." Firma: Diego Mendez

 

Documento di creazione del ducato di Veragua:

"Duca di Veragua, Marchese della Giamaica.

Il primo fu Don Diego Colon, secondo Ammiraglio maggiore delle Indie, e Vicerè nelle stesse, Marchese della Giamaica per grazia di lor Signori i Re Cattolici, anno 1497.... Eccelsa famiglia di molto merito, oriunda di Genova. È di sangue Reale."

 

Testamento di Diego, fratello di Colombo:

"Quindi ordino che si diano a Juan Antonio Colon cento castellani d'oro e che gli si diano dei beni e delle terre che il detto signor Diego Colon detiene nelle Indie, perchè questo corrisponde alla volontà del detto Signor Don Diego."

 

Testamento di Diego, figlio di Colombo:

"Sappiano quanti vedranno questo testamento che io Don Diego Colón, vicerè, ammiraglio e governatore perpeto di queste Indie e terraferma scoperte e da scoprirsi nel mare Oceano, figlio legittimo di Don Cristoval Colón, primo vicerè ecc....

Parimenti ordino ai miei esecutori testamentari che prendano subito dai miei beni trecento ducati, e con essi paghino certi debiti che lasiò l'Ammiraglio mio signore, secondo un suo memoriale nel modo seguente: Relazione di certe persone alle quali desidero che si dia dei miei beni ciò che è contenuto in questo memoriale, senza che se ne tolga alcuna cosa.

 

Testamento di Fernando, figlio di Colombo:

"E poiche in ogni luogo ha da comperare libri ed il trasporto sarebbe difficile senza l'aiuto dei Genovesi, dico che in qualunque luogo esso si trovi si informi se vi sono mercanti Genovesi, e trovandoli dica loro che è il curatore della libreria Fernandina, istituita da Don Fernando Colon , figlio di Don Cristoval Colon, Genovese, primo Ammiraglio che scoprì le Indie, e per la ragione che essi sono della patria del fondatore..... perchè sa che sempre, da quelli della sua patria, egli ebbe ottimo aiuto;"

La preziosissima biblioteca di Colombo (colombina), ampliata a dismisura dal Fernando, in parte ancora esistente.

Causa sopra lo Stato di Veragua:

"I litiganti sopra la possessione del maggiorasco sono: Don Baldassar Colombo (di Cucaro), Don Nunno Colon de Portugal Donna Maria Colon Moniz, Donna Juana de Toledo Donna Maria de Cueva sua figlia e Donna Juana Colon de Toledo sua nipote

Don Carlos Pacheco, sebbene non abbia supplicato, Donna Francisca Colon de Toledo ....don Fernando Colon, figlio del Fondatore, nel capitolo primo delle sue Historie, dove dice: che gli antenati di suo padre erano e si chiamavano Colombo, e che suo padre mutò il vocabolo Colombo in Colon: e questo risponde a verità essendo stato provato in un processo...."

Le Historie, sono riconosciute di indiscussa paternità del Fernando, erano dai coevi molto accreditate come fonte primaria di notizie sull'Ammiraglio.

 

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