AVVERTENZA | ||
Si
sconsiglia di proseguire la lettura nei
seguenti casi: se si
è pragmatici, deterministi, illuministi, sicuri
della ragione umana. Si
possono avere reazioni imprevedibili, anche di grave entità
emotiva, con conseguenze fisiche. Chi prosegue la lettura lo fa a suo
rischio e pericolo. Per proseguire si consiglia una mente aperta ed
umile. |
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INDICE | ||
TEORIA E REALTA’ BASE MATEMATICA E FISICA FISICI DETERMINISTI E FISICA REALE TEORIA DELLA RELATIVITA' LIMITI DELLA DIDATTICA TEORIA ONDULATORIA DELLA MATERIA PROBABILITA' E TEORIA DELL'ERRORE NUMERI IMMAGINARI E VETTORI METODO DIVINATORIO E PALLE SUL MEDIOEVO IL CONO SPAZIO-TEMPORALE PARADOSSO di EINSTEIN Osservazioni ATEORICHE CONFINI MATEMATICI CONFINI LOGICI CONFINI dei COMPUTER ENERGIE ALTERNATIVE e INQUINAMENTO RADICE delle Osservazioni |
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INTRODUZIONE | ||
Come si fa a dire che proprio la Scienza racconti emerite balle? Addirittura la Matematica, scienza Esatta, per definizione (teorica), sia una cavolata pazzesca? Ma siamo matti? Be... è la Fisica stessa e l'Analisi a dirlo, come vedremo. Siamo noi umani, o meglio i dotti umani che ignorano o mostrano di ignorare i primieri insegnamenti di Galileo, il vero fondatore del pensiero moderno cosidetto Fisico. Non Newton, che era galileiano convinto, ed in quanto tale sapeva benissimo che tutta la sua (bella) teoria meccanica NON poteva essere esatta, lui era umano, e per principio, tutto quello che è partorito dalla mente umana (proprio il contrario del tanto osannato "illuminismo") è soltanto mera teoria, e non la realtà fisica. Infatti per tutta la sua vita ha cercato di dimostrare l'errore delle sue teorie, senza riuscirvi per l'ineguatezza degli strumenti coevi. I sedicenti dotti scienziati dell'epoca (ma la cosa dura ancora oggi) erano entusiasti di avere finalmente qualcosa per le mani che consideravano concreto e calcolabile esattamente. All'inizio Newton veniva invitato ai simposi scientifici in suo onore, MA la prima cosa che diceva (da buon galileiano) era "Premesso che sono tutte cavolate che non possono essere esatte".... ergo NON veniva più invitato, per ovvie ragioni. . |
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TEORIA E REALTA’ | ||
Teoria,
tanto
decantata
oggi ed equiparata di fatto a Principio, iniziamo da qui. Cosa
è la teoria? Lo
dice la parola stessa, è
pura teorizzazione, ovvero
tentativo di descrivere la
realtà, nel nostro caso fisica, di fatto intimamente ignota.
Come esempio,
molto approssimativo, penso ad un bambino che vede una automobile, un
mezzo di
trasporto, ed incapace di comprenderne la vera
complessità,
lo Teorizza in una
scatola legata ad un filo che trascina facendo, con la
bocca, il
relativo
rumore. La realtà fisica è molto più ignota,
infatti crescendo il bambino può
comprendere la tecnica automobilistica, ma noi umani, mai potremo
conoscere
l'intima verità fisica, per il semplice fatto
che nulla
è basato su di una certezza assoluta,
una roccia fissa e sicura, "del
tutto vera", su
cui fondare la nostra costruzione
teorica e logica, facendola assurgere
a
principio indiscutibile, verità assoluta. . |
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BASE MATEMATICA E FISICA | ||
Vediamo
ora fisicamente
il significato di 1+1, che parrebbe base di tutta la teoria
aritmetica. Bene se si parla
in via teorica, tutto bene, 1+1=2 , come
ci
insegna la scuola elementare. La stessa scuola precisa che si
può sommare
(fisicamente) una mela più una mela, ma che non si potrebbe
fare, ad esempio,
una mela più una banana. Tale insegnamento ci convincerebbe
della precisione
assoluta matematica, anche fisica, e non solo teorica, quindi questa
formuletta
assurgerebbe a pietra
miliare base di paragone per tutti i ragionamenti
matematici. Menzogna ed
illusione. Nessuna conoscenza fisica assoluta.
Mostruosa
cavolata! Infatti non solo è possibilissimo fare una mela
più una banana, la somma dice che sono
due
frutti, ma la stessa "tolleranza"
si compie facendo una mela più una mela, per il fatto fisico
che NON esistono
due mele uguali. Anzi, dico di più, non esiste nulla di
veramente
"uguale", neppure i più eguali di tutte le cose
fisiche, due
atomi
della stessa sostanza. Elementarmente si può dimostrare
dalla esistenza, ad
esempio dell'ossigeno biatomico,
quello comune dell'aria, che noi
respiriamo: se
i
due atomi che formano la molecola fossero
uguali, SI
RESPINGEREBBERO,
invece si legano. Di più esiste anche l'ozono (O3), che
parrebbe
non aver nulla a
che fare con l'ossigeno, essendo potenzialmente cancerogeno..... ma
fisicamente
non è altro che 1+1+1, ovvero tre atomi di ossigeno legati
assieme, quindi
tutti differenti. Queste
non sono speculazioni dialettiche. Esiste
un principio "di
esclusione del Pauli" precisante appunto che anche un
grandissimo numero di atomi di una somma, sono tutti diversi fra di
loro, Ad
esempio in un cristallo di uno stesso elemento, tutti gli atomi
(uguali) sono in realtà differenti
(con
numeri quantici propri). Un cristallo può essere formato da
miliardi di
unità (tutte eguali, ma differenti). Lo stesso vale
per le molecole e via via complessità crescenti. ATTENZIONE,
non diciamo che teoricamente
1+1 non sia eguale a 2 ! Non
lo è se lo si
considera verità
assoluta, conoscenza di base, concetto
“divino”. Occorre
essere
umili, come
raccomanda il padre della fisica “moderna”,
(Galileo era del ‘600) e
non arrogarsi il diritto di sapere, ripeto, in assoluto. Più
precisamente l’errore
consiste nel ritenere la nostra interpretazione vera
fisicamente,
sempre affidabile ed esatta: ma
proprio questo ci viene insegnato, o
meglio
inculcato nel profondo, tanto da sentirci
“perfetti” simili a “semidei”,
se non
“dei” a conoscenza della verità. Come
vedremo, in
verità, noi non sappiamo
proprio nulla, ma tentiamo con teorie ad avvicinarci alla
verità fisica o reale
che dir si voglia, senza
mai raggiungerla. Ovviamente più la
teoria si avvicina
all’ignoto reale (sempre entro certi limiti di contorno),
più possiamo
sfruttarne le relative leggi (radici o soluzioni), e qui inizia il
fraintendimento ingannevole di onnipotenza. Lo
scienziato, che
ritiene di essere massimamente logico
e matematicamente esatto, non si
rende
conto che senza tolleranza ed umiltà, nega di fatto la
stessa numerabilità
aritmetica. La Base stessa della matematica numerica
aritmetica
elementare, che
oggi tutti conoscono, è la numerabilità. Dal
punto di vista teorico, quasi
nulla da obiettare, ma dal punto di vista del reale? Principio fisico
è la
libertà delle origini, e non potrebbe essere
altrimenti. Per
un esempio
semplicemente numerico di libera origine, dimensionale, può
essere scelto il
millimetro: un millimetro, due millimetri e via dicendo. Ma per misure
più
grandi uso il metro che corrisponde a 1000 millimetri. Bene, cosa
succede se
fisso l’origine dimensionale ad una grandezza fisica, ed
inizio la numerazione,
quindi per comodità sposto l’origine (rammento
sempre libera) ad una più
consona alla grandezza? Non
mi sposto MAI
dall’unità, quindi intransigentemente
nego la stessa numerabilità. Esempio, parto da uno
(qualunque
sia l’origine)
quindi aggiungendo un altro 1 raggiungo 2, che considero la nuova
origine,
quindi 1 ecc. ecc. Supponiamo ora di voler raggiungere
l’infinito, ed
incremento la numerazione, diciamo fino a ben cento cifre ,
impronunciabile, allora la
fisso come origine e vado avanti. Risulta
evidente
che rimango sempre
all’unità, mentre l’infinito
non viene mai raggiunto, anzi
per un “illuminato”, che erroneamente si ritiene
“realista” non vi è neppure
una “tendenza” a raggiungerlo, neglio, si negano
tutte le “tendenze” e di fatto
si nega addirittura il fondamento della analisi matematica
differenziale. Dal punto di vista analitico (matematico) esistono equazioni (alle derivate parziali) che descrivono la realtà fisica, vengono dette “equazioni generali”. Di queste equazioni generali, in verità conosciamo solo quelle relative all’elettromagnetismo, dette “di Maxwell” dal loro scopritore (circa un secolo e mezzo fa). Si tratta di un gruppo di quattro equazioni (che possono essere espresse in forma sia differenziale che integrale), ridotte da Einstein a due sole equazioni in forma quadridimensionale. Ma allora, almeno in analisi, sappiamo tutto sull’elettromagnetismo! E possiamo ben comprenderlo! Bè non esattamente. Le radici (soluzioni) delle eq. Gen. Sono in numero… attenzione, infinito alla infinito, ovvero infinito moltiplicato infinite volte. Tutto? Una volta lo scrivente lo pensava, anzi pensava che il "solo" infinito fosse tutto, e lo avvicinasse a Dio. Ma come sempre la realtà ci sfugge, e neppure infinito alla infinito si avvicina al tutto e tantomeno a Dio. Per risolvere, ovvero trovare radici utilizzabili realmente, occorre delimitare un contorno ( e trovarle “al contorno”) nello spazio ultrainfinito delle equazioni. Se poniamo un contorno che delimita ad esempio le onde radio, otteniamo radici (risultati) applicabili alle onde radio, se poniamo il contorno ai parametri del calore, bene, otteniamo radici per il calore, idem per la luce, ecc. Trovato! Per conoscere meglio una realtà maggiore, basta ampliare il contorno, che comprenda radio, calore, luce! Certo, ma le radici (chissà per quale motivo) diventano inconsistenti, evanescenti, eteree, non utilizzabili per noi umili mortali. Peggio, per utilizzare praticamente molte formule, ricavate dalle eq. Maxwell, occorre semplificarle, ovvero distoglierle ulteriormente dal vero “assoluto”. Faccio un banale esempio: qualsiasi elettricista conosce l’equazione di Ohm, tensione uguale corrente per resistenza. Semplicissima, ma se la ricaviamo dalle eq. Generali, la formula è chilometrica. Quindi trattasi di formula semplificata, assolutamente non applicabile in generale, neppure in elettrologia. Ma i limiti “reali” della famosissima ed universalmente impiegata formula di Ohm, si evidenziano elementarmente anche per il fatto che almeno la tensione è concetto squisitamente relativo e che in “pratica” la resistenza “pura” non può esistere, è utopica. Infatti il componente elettrico che si definisce resistenza deve avere una dimensione, non può essere un punto matematico (quindi inesistente nella realtà), se ha dimensione, ha sicuramente una capacità ed una induttanza, quindi non è solo resistenza. Ergo: la formula ritenuta affidabilissima, lo è, se non si pretende troppo, se invece si vuole essere fisicamente precisissimi, addirittura assoluti, la formula erra, è sbagliata. Che volete, mi vien da ridere. Ma Attenzione a trarre conclusioni! Occorre anzitutto la conoscenza, quindi occorre studiare! I Veda (teologia precristiana) saggiamente dicono: “chi ignora procede nell’oscurità senza nulla vedere, mentre chi ha conoscenza procede con l’aiuto di una lampada più o meno forte, vede i suoi passi, e parte del sentiero, ma assolutamente non vede il tutto". La conoscenza non potrà mai avvicinarci alla verità e tantomeno a Dio, ma aiuta a vivere terrenamente. .
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FISICI DETERMINISTI E FISICA REALE | ||
Esiste
una
definizione
per i “fisici” che si ritengono realisti e
concreti: sono i seguaci della “fisica
deterministica”. Ma cosa esiste di
più concreto di un masso, una
pietra? La tocco, ne sento la consistenza, il peso, la indubbia
realtà. Se ho
dei dubbi "paranoici", posso verificarne l’indubbia esistenza
materiale, ad
esempio lasciandola cadere su di un piede. Specialmente se la pietra
è bella
pesante, ne provo la realtà con un dolore cane,
se non con
lo spappolamento del
piede. Tutto chiaro. La
pietra è materia. Quindi abbiamo
conoscenza del reale,
e non ci interessano speculazioni teoriche paranormali e sofistiche. Su
questa
“certezza” (che vedremo illusoria) si
sono basati
vari esperimenti per fissarne
matematicamente e praticamente i parametri, onde sfruttarli al meglio.
I
risultati furono, anzi sono, sconcertanti: detto in parole
semplici, la
tanto
“certa” materia, si è dimostrata essere
per nulla “concreta”. Il concetto
umano
che abbiamo, anche dall’esperienza grossolana concreta, non
corrisponde affatto
(vuol dire proprio) alla realtà, che risulta
addirittura sconcertante
oltre che
incomprensibile. Più precisamente, la materia si comporta
anche come onda. Ma
un’onda, (energia), altro non è che uno
stato della meteria, se agito l’acqua,
questa forma delle onde, ma se tolgo l’acqua, tolgo pure le
onde. Se metto una
pietra di un chilo ad un metro di altezza, usando il desueto
“sistema degli
ingegneri” ho l’energia di un chilogrammetro, se
tolgo la pietra, tolgo
l’energia. Come
possono essere la stessa cosa? Infatti lo
sono, ma pure, non lo
sono, essendo qualcosa di diverso, per noi incomprensibile
e
sconosciuto. Un
tempo per spiegare l’oscillazione elettromagnetica, ad
esempio la luce, si
ipotizzava l’esistenza di una sostanza
“fine” che permea tutto l’universo,
questa sostanza era detta “etere”.
Ma presto venne
dimostrato, sia
esperimentalmente, sia analiticamente, che l’etere non
esiste, e non comparendo
nelle equazioni “generali” , semplicemente, non
serve che esista. Quindi della
realtà che ci illudevamo di comprendere, non sappiamo
proprio nulla. Come
dicevamo, la realtà
trascende il concetto umano. Come
è possibile che ad
oscillare sia il nulla? A meno che il nulla non sia propriamente nulla,
ma
qualcosa a noi ignoto. Per superare questa completa disfatta
deterministica si
è fatto ricorso ad una teoria famosissima: la fisica quantistica.
Visto che la
materia è anche oscillazione, bene, ipotizziamo dei bei
“pacchetti d’onda” e li
chiamiamo “quanti”
risolvendo tutto, almeno
in
teoria. Visto che la materia non
si propaga come un’onda, non si capisce come i quanti che la
comporrebbero al
contrario stiano concretamente dove sono senza espandersi. Per
spiegare l’ignoto, si ricorre al bizzarro,
altrettanto
ignoto, convincendoci della
nostra completa ignoranza del vero. Comunque un risultato, una radice
della
realtà, crediamo di averla conquistata. . |
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TEORIA DELLA RELATIVITA' | ||
Prima
di
procedere con
la teoria della
relatività, occorre fare una premessa. I
comunicatori di massa,
i famosi massmedia
(fra i quali televisione, internet, radio, giornali e simili), tramite
famosi
dottissimi
personaggi, hanno diffuso vari concetti relativistici, in
modo
apparentemente
chiaro ed elementare, molto determinista. Per i principii
galileiani
basterebbe questo per smentire il risaputo comune. Quello
che quasi
tutti
scordano spiegando la relatività è proprio
l’elementare concetto
fisico
relativistico stesso: Ad esempio, se chiedo ad una persona
che siede
comodo in
poltrona a che velocità vada, mi risponde che la sua
velocità è nulla essendo
fermo. Ma il concetto
stesso di velocità è
elementarmente relativistico:
dipende rispetto a chi o cosa, non
è un concetto assoluto.
Ad esempio, rispetto
un osservatore esterno alla terra, anche stando seduto, compio in un
giorno una
rotazione terrestre. Ma rispetto il sole, in un anno compio addirittura
l’orbita, apputo terrestre, velocità spaventosa, e
via dicendo. Ora viene il
bello: si definisce confine
dell’universo quello ove le
galassie si allontanano
da noi alla
velocità della luce, questo significa
ineluttabilmente che noi,
anche in poltrona, ci muoviamo alla velocità della luce! Ma
dove sono tutte
quelle cose che ci hanno inculcato (letteralmente infilate nel
deretano)
esistere alla velocità della luce? Tutto è
normale, non vedo distorsioni
spaziali, variazioni del tempo, possibilità di raggiungere
qualsiasi punto
istantaneamente ecc. ecc. Attenzione:
la Relatività non
è sbagliata, sono i
divulgatori ad errare, dimostrando di non aver capito assolutamente
nulla, ed
ignorare il concetto relativistico. Per dire che un qualcosa si muove
occorrono
due riferimenti Relativi fra di loro: uno è
l’oggetto, l’altro l’ambiente ove
avviene il moto. Per noi l’ambiente, di solito, è
la superficie terrestre,
l’origine o punto zero, siamo noi. Questo significa che noi,
rispetto noi,
siamo sempre e comunque fermi. Del tutto simile alla
impossibilità vista di numerazione
intransigente: anche se siamo su di un mezzo a velocità
elevata, non vedremmo
le distanze interne, e gli oggetti contenuti, variare, per il semplice
fatto
che relativamente "loro e noi" non ci muoviamo affatto, anche se
andiamo
alla
velocità della luce. A
cambiare, rispetto il mezzo e noi,
per noi, è lo spazio
esterno. L’obiezione pragmatica più seguita per sminuire la relatività einsteiniana è quella di far credere della quasi impossibilità pratica di verificarne un aspetto reale, concreto. Si parla di velocità iperboliche (luce), parametri “al limite”, in pratica irraggiungibili ecc. ecc. La cosa che più disturba le menti “illuminate” razionali è la relatività del tempo. Inconcepibile, impossibile da dimostrare semplicemente. Siamo perfettamente in tema: tutte balle di presunta fisica deterministica. Ora verrà fatta una elementare dimostrazione che chiamo (chissà perchè) “PROBLEMA DELLE DUE PALLE” . Bene ho due palle in mano, della stessa carica, positiva o negativa, non importa. Le due palle si respingono, vi è campo elettrico, ma non vi è campo magnetico, a parte quello terrestre rilevato da una bussola. Parliamo di relatività quindi esiste un secondo osservatore che si muove diciamo a passi lenti, relativamente al sottoscritto che è seduto. Quindi nulla di insolito e tantomeno velocità della luce, questo secondo osservatore si muove rispetto le palle, ma rispetto lui, sono le palle a muoversi, tutte e due parallelamente. Due cariche dello stesso segno che si muovono parallelamente generano un campo magnetico che tende ad attirarle, l’una all’altra. Ora viene la bella deduzione logica, universalmente quasi del tutto obliterata: per me, primo osservatore fermo con le palle in mano, queste palle si respingono con una forza calcolabile, e non esiste alcun campo magnetico. Per il secondo osservatore, senza palle in mano, dette si respingono con la forza suddetta, meno la forza di attrazione del campo magnetico esistente, che si può verificare anche con una semplice bussola. Se ripetiamo l’esperimento con le parti invertite, il primo osservatore passeggia, ed il secondo osservatore, (quello senza palle), rimane comodamente seduto…. Ebbene, non cambia proprio nulla tutto come prima. Come la mettiamo (lasciando perdere lo Yoga Tantrico)? Chi ha ragione? Per quale motivo? Notare bene che non si tratta di “modo di vedere” o paranormale o qualsiasi altra scappatoia sofistica. Avete presente una gru ad elettrocalamita che solleva tonellate di materiale ferroso? Bene funziona per lo stesso intimo motivo e per lo stesso motivo funzionano le formule elettromagnetiche, ovvero è una realtà fisica. La semplice spiegazione, assai ostica da digerire per i sedicenti razionali, concreti, pragmatici, deterministi, è che i due osservatori appartengono (anche senza velocità luce) a due sistemi temporali differenti: infatti fra di loro esite moto relativo: tutti e due hanno perfettamente ragione. Certo la cosa esula dalla nostra capacità di comprensione, e si conferma il fatto che della vera fisica, non sappiamo nulla. Più precisamente, per noi è paradossale, ma è la verità, non certo a dimensione mentale“umana”. . |
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LIMITI DELLA DIDATTICA | ||
Ovviamente
gli
insegnanti debbono rispondere al pragmatismo proprio
dell’insegamento: massima
unificazione dei concetti, a domanda risposta precisa,
messuno
sconfinamento
dal seminato. Detto in parole povere, appiattimento del cervello.
In
parte la
cosa è dovuta alla formazione stessa, detta non a caso, disciplina.
L’insegnante stesso deve convincersi di inculcare concetti
veri e reali. Non
può certo dire di raccontare balle! Ma
l’umiltà, il “buon senso” ? A
quel
paese! Un bel disastro! Quando si studiano certe palle mostruose, ci
si
sente dei padreterni, si sa di sapere! Alla faccia
dell’antica filastrocca
“chi
più sa, più sa di non sapere”.
Quindi
impera il determinismo accademico. Si
cerca, anche artatamente, di distruggere ogni critica (con illusione della vera
conoscenza). Un esempio eclatante è la comune
“spiegazione volgare” del principio di indeterminazione (di
Heisemberg, dallo scopritore) che
(detto
elementarmente) sancisce
l’impossibilità, ad
esempio nel moto di una particella
materiale, anche se si conosce esattamente velocità e
posizione vettoriale
iniziale, di determinare
esattamente la posizione finale dopo un preciso lasso di
tempo.
Ovviamente
l’ambito è la
meccanica quantistica, di cui
conosciamo i limiti, ma si tratta
di un principio, ovvero pragmaticamente vero nella pratica.
Faccio un
esempio,
prendiamo per vero la struttura materiale di un atomo di idrogeno
(ovviamente piccolissimo): un
elettrone (negativo)
che ruota “attorno” ad un nucleo (protone
positivo), bene, se conosciamo
posizione e vettore
velocità di questo elettrone, un istante,
comunque breve,
dopo, l’indeterminazione
stabilisce che detto può trovarsi
nell’ambito di
circa mezzo metro dal nucleo!
Ovvio che l’immaginifica
rappresentazione strutturale cade, e
la realtà, ancora
una volta, diviene un
mistero. La spiegazione pragmatica di comodo
sarebbe:
“dal momento che si osserva un oggetto, lo si cambia,
perché rilevandone la posizione (pensiamo ad un proiettile
ed un foglio di carta
che ne
rileva la posizione) l’abbiamo cambiata”. Perfetto
sofismo
di buon livello!
Peccato che l’assioma
(premessa) del principio
in oggetto
prevede chiaramente
che gli strumenti non debbono, in nessun modo, influenzare la misura;
poi
risulta chiaro che l’esempio riportato dell’elettrone,
non è assolutamente chiarito dalla
“supposta” spiegazione: come possiamo concepire una
materializzazione del’elettrone in un punto qualsiasi
di uno spazio miliardi di volte
superiore alla dimensione dell’atomo? Eppure questa "spiegazione"
(boiata)
dicono i
divulgatori di
massa, reputati geni scientifici, provocando danni concettuali devastanti.
Occorre tenere ben
presente che, nella vita
comune, il principio di indeterminazione (dipende da "h"
costante di Plank, piccolissima)
non ha in pratica
nessun
effetto. Quindi
“funziona” benissimo
la teoria classica galileo-newtoniana.
Ovviamente, se sparo
ad una
persona, anche con un foglio di carta interposto, la colpisco! E non
posso
certo dire, a mia discolpa, che la causa è del foglio, o
dell’indeterminazione. La disciplina che studia la "struttura della materia", si è sviluppata recentemente con innumerevoli “scoperte” in particolare di particelle che dovrebbero “spiegare” tutto, o quasi. Ma ci siamo, almeno un pochino, avvicinati a teorizzare qualcosa che corrisponde veramente al reale? Come nostro solito, invece di perdeci in elucubrazioni teoriche complesse, iniziamo da qualcosa di “semplice”. Abbiamo visto che il concetto stesso dell’atomo simile ad un sistema planetario è, almeno per quanto riguarda l’orbita elettronica, errato. Infatti oggi si parla di “nube probabilistica” orbitale, una specie di guscio, in cui è probabile risieda il moto elettronico. Ma esite veramente una particella subatomica di dimensioni relativamente grandi, carica negativamente e di peso quasi trascurabile, che si muove in orbitali attorno ad un nucleo, piccolo ma pesantissimo, di carica positiva? Circa la carica, è concetto relativo, e vale la convenzione che adottiamo, ossia elettroni negativi, protoni positivi. L’orbitale detto “p” è simile ad un “8”, lo si è dedotto dalle forme cristalline riflettenti le forme molecolari, che dipenderebbero massimamente dagli orbitali. Ora il punto più probabile di trovare l’elettrone nell’orbitale p è l’incrocio al centro dell’8, che corrisponde pure alla posizione del nucleo. Ovviamente qualcosa nella teoria non quadra. Inoltre si definisce “neutrone” la particella che unisce le proprietà sia elettroniche che protoniche, bene, allora per qual motivo i protoni letteralmente “bombardati”, nell’orbitale p, dagli elettroni non formano dei neutroni? Mistero, o meglio probabilmente le teorie strutturali sono vere balle pseudo scientifiche. Inutile ribadire il solito concetto di base: questo non significa che non bisogna più proseguire le ricerche e studiare per cercare di teorizzare qualcosa, beninteso sapendo di non poter mai raggiungere la vera conoscenza. .
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TEORIA ONDULATORIA DELLA MATERIA | ||
Abbiamo
visto
che
è stato dimostrato come l’elettrone
(quello che in un qualche
modo dovrebbe orbitare attorno al nucleo) abbia una lunghezza
d’onda,
quindi non si
comporti solo come particella, ma pure come onda. Onda di
cosa? Del
nulla, o
meno offensivo per i deterministi, del
“vuoto”. Boh,
eppure è così, almeno
sembra. Non solo ma si sa che l’energia racchiusa in un
elettrone, considerato
quantisticamente come una specie di “concentrato”
di energia, corrisponde a
circa dieci milioni di
elettoni-volts. Questa cosa, alquanto paradossale,
viene
recepita reale, dal momento che le bombe
atomiche e le pile
atomiche
esistono, e funzionano.
Più ostico per la
“scienza” diciamo “comune”
è
ammettere l’inverso: con
la stessa energia, posso dal nulla
“creare” un
elettrone? Sperimentalmente SI, e qui raggiungiamo il parossismo
totale. Ma
allora che cosa
è la materia? L’energia viene
definita come uno “stato della materia”, infatti,
come detto, è la materia
che in uno certo "stato" fornisce l’energia. Pensiamo ad un
pendolo: il batocchio,
nella posizione più alta, possiede energia potenziale
di
posizione, scendendo acquista
velocità, sino al punto più basso dove non ha
più energia di posizione, ma
cinetica, quindi risale oscillando sino al punto
più alto,
dove non ha più
energia cinetica ma solo energia potenziale, e così via,
teoricamente
all’infinito se non vi fosse attrito. Certo, ma se
“togliamo” il batocchio,
eliminiamo “la materia” non funziona nulla,
non avremmo energia. Abbiamo
detto che ad oscillare è il nulla, o vuoto che dir si
voglia, visto che “l’etere
oscillante” non esiste. Non ci
vuole certo un esperto di logica
deduttiva per vedere il paradosso:
allora la materia
è
nulla, o meglio uno
stato del nulla? Einstein
sentenziò, logicamente, che di per
se’ stessa, la
materia non esiste, ma esiste “sorretta”
da una,
diciamo, “mano”. Poi (apriti o
Cielo!) aggiunse che “uno
studioso ateo, che non crede in
Dio, NON PUO’
DEFINIRSI SCIENZIATO” Ovvio che molti
reputatissimi dotti considerino
Einstein
un pazzo, poco più che demente, facilmente
superabile anche
dai “bambini
prodigio” ecc. ecc. Ovvia la reazione di
Einstein con le famose boccacce. Se è tanto semplice
studiare la relatività, per quale ragione
all’Università, al massimo si
arriva a quella
“ristretta”, ma
quella "generale"
sia quasi una chimera? Il testo di
relatività più rinomato è “Theorie
des Champs di Landau e Lifchitz”, tradotto
dal russo in francese, oggi
alquanto “rielaborato” rispetto il testo di oltre
mezzo secolo or sono che rammento. Molte
cose sono state, diciamo
“obliate” o traslate di
comodo. Ad esempio, ho letto
(internet) che il “cono
spazio-temporale”. quello descrivente il
passato, il presente, il
futuro, contornato dal “presente indefinito” senza
spazio ne’ tempo, viene
spicciatamente detto cono
di luce, come quello di fisica elementare!
Balle di
fisica ipocrita! Bellissimo. . |
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PROBABILITA' E TEORIA DELL'ERRORE | ||
Tutti sanno che la probabilità di “pescare” un determinato numero da un sacchetto che ne contiene 90 in ordine progressivo, sarebbe uno su novanta. Ma questa frettolosa affermazione, che tanto piace ai deterministi, sarebbe esatta se nell’universo vi fosse solo quel sacchetto, e se fosse la prima volta che si usa: cosa assolutamente non vera, per la legge dei grandi numeri, come vedremo. Inoltre si dice che una volta estratto un numero, e ributtato nel sacchetto, la probabilità che venga “ripescato” rimarrebbe sempre di uno su novanta. Qualsiasi giocatore, anche solo del “lotto” sa che la cosa non è assolutamente vera: la probabilità che riesca consecutivamente lo stesso numero è molto più bassa! Per la legge dei grandi numeri, anche solo limitandoci alle cosidette “ruote” italiane, dato che vengono coinvolte tutte, se esce un numero su di una “ruota”, diminuisce la probabilità che esca sulle altre. Sembra che una “magica “ memoria rammenti tutto quello che succede, come fosse paranormale, invece…… è normale, legge dei grandi numeri, e la libertà “dell’origine” ovvero del “contorno”. Ovviamente, questa esposizione dei fatti reali, rende oltremodo furiosi gli studiosi “concreti e razionali” anche di statistica, che si aggrappano ad umane “definizioni”, probabilità al posto di densità di probabilità, e via dicendo. La legge dei grandi numeri, a prima vista, appare semplicissima ed estremamente logica. Atteniamoci al nostro semplice esempio del sacchetto e supponiamo di fare un numero grandissimo di “estrazioni”, bene, alla fine tutti i numeri sono usciti in quantità circa uguale. Pare proprio un inno al determinismo, ma come abbiamo visto, la realtà è più “evanescente” per le nostre menti. Notare che in questo caso abbiamo usato solo l’analisi matematica, ma spesso è proprio la matematica a porci dei “paletti” dei confini alla conoscenza umana. In definitiva, proprio la legge dei grandi numeri, nella nostra realtà, conduce al paradosso, negando di fatto concetti probabilistici. Esiste tutta una serie di calcoli, facenti parte di una cosidetta “teoria dell’errore” dove si cerca di verificare la probabilità di attinenza della scienza umana con la realtà, sapendo di non poter mai avere una certezza assoluta. Ad esempio si può applicare detta disciplina per verificare, appunto, il grado di veridicità di una teoria, di un calcolo, od anche di una semplice misura. Sembra incredibile, ma una qualunque misura fisica non può mai essere conosciuta con accuratezza del 100%. Per verificare una misura occorre effettuarla da diversi operatori, svariate volte, e, per una prima analisi, farne la media matematica. Se si vuole un grado di accuratezza migliore occorre il calcolo differenziale tramite interpolazione delle curve risultanti. Volendo una accuratezza "assoluta", proprio quella che frettolosamente viene data per “scientifica”, occorrerebbero infinite misurazioni fatte da infiniti operatori. Ecco per qual motivo non si può mai dire, anche per le cose più certe, che sono esatte al 100%. Si potrebbero fare diversi esempi di esperimentazioni effettuate e relative cantonate. Una famosa fu il tentativo di stabilire la massa con una bilancia ultraprecisa, che non subisse le vibrazioni, del terreno e dell’aria. Proprio a Nuova York, molto stabite tettonicamente, venne fatto uno scavo per raggiungere la massa rocciosa sottostante, venne isolata l’aria, i rumori ecc. ecc. Poi ci si rese conto di vari parametri imprevedibili che influivano sulla misura: la pressione atmosferica, la temperatura, l’umidità, la Luna, e persino Giove! Si pretendeva troppo. Anche il fisicamente “misurabile” si può conoscere solo con una certa tolleranza e probabilità, ma mai esattamente, mai in assoluto. Una piccola parentesi, per ribadire il ribadito: le scuole, non solo elementeri, diciamo che “semplificano”, per menti considerate immature, e ci mentono spudoratamente, quindi anche le cose più (apparentemente) ovvie e radicate, sono false; parlando della Luna, si dice che “ruota attorno alla Terra”, falso, sia la Luna che la Terra girano entrambe attorno al baricentro comune, ovvero anche la Terra, “gira” attorno alla Luna, ma essendo la Luna molto più “leggera”, il baricentro si trova ancora entro la massa terrestre (molto decentrato). Ecco il motivo per cui le maree non si verificano solo sulla parte “esposta” alla Luna, ma anche nella parte opposta (forza centrifuga). .
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NUMERI IMMAGINARI E VETTORI | ||
Se
moltiplichiamo un
numero per se stesso otteniamo il cosidetto quadrato del mumero,
od
elevazione
alla potenza di 2 del numero. L’operazione contraria
è detta estrazione di radice
quadrata. Ora provate a fare il quadrato di 1, oppure di
–1, viene
sempre 1, ma se estraiamo la radice
di –1? Allora otteniamo
la base dei numeri
detti
“immaginari” e scritti con la lettera
“i”. Questi numeri nella
“pratica”
vengono frettolosamente definiti come inesistenti, ecco per qual motivo
definiti immaginari. Va subito detto che le radici (soluzioni) di molte
equazioni,
anche semplici, non sono solo numeri reali, ma numeri complessi, con
una parte
reale e considerata, ed una parte immaginaria,
ovviamente
“razionalmente”
scartata. Rammento che siamo
in teoria pura. Cosa succede se, in un
calcolo,
capita di dover moltiplicare fra di loro due numeri immaginari? Miracolo! Salta
fuori un numero reale! Infatti la radice di –1 per radice di
–1, fornisce 1
reale. Questo significa che anche nei numeri complessi, saltano fuori
altre
soluzioni, del tutto
reali, ma completamente diverse da quelle
che si
ottengono
scartando la parte immaginaria. Quindi anche in teoria matematica
succede
qualcosa che sfugge alla semplice razionalità umana.
Proseguiamo, I
numeri, tutti,
possono
rappresentare solo “moduli”, ma non possono
rappresentare, neppure teoricamente,
una completa descrizione analitica, occorre ampliare il
concetto di numero per avvicinarci alla
realtà.
Una prima implementazione, necessaria, è l'introduzione
della grandezza “vettoriale”,
dove non
conta solo il modulo (numero) ma pure la direzione ed il verso.
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METODO DIVINATORIO E PALLE SUL MEDIOEVO | ||
Come
abbiamo
visto,
anche con descrizioni semplici è facile cadere in funzioni
di grado superiore
al terzo (rammento le tre dimensioni della nostra realtà),
ma le equazioni (non
riducibili) superiori al terzo grado non sono risolvibili se
non con il
metodo “divinatorio”,
certo, non sono palle, si
tratta di un metodo matematico: il padreterno, o
chi per esso, mi
fornisce una radice (soluzione), sostituisco la radice, avuta per
intercessione
divina, nell’equazione, se la soddisfa….. bene!
Una radice è stata trovata. Anatema! Eresia! Odo le urla dei
razionali adoratori della ragione
pura. Ma chi
la scrisse, l’illuminato e veneratissimo Kant, poi,
rendendosi conto della
totale utopia non certo reale della sua “Critica della Ragion
Pura” scrisse la “Critica Ragion
Pratica”, smentento di fatto se stesso, con altrettanto
illuminate teorie, nel
vero senso irreale della parola. Parole, belle parole, definizioni,
ragionamenti altamente sofistici, ergo grandi teorie campate in aria,
senza
neppure il tentativo di una verifica “scientifica”,
anzi, il titolo stesso mente: non si critica la pura ragione umana, ma
la si esalta al divino.
E qui spezzo una lancia
a
favore della, sinora qui criticata, ricerca scientifica
,che, se non
altro,
cerca di avvicinarsi al reale e riesce, in parte, a descriverlo, quindi
utilizzarlo. In caso contrario non vi sarebbe progresso, niente radio,
niente
TV, niente elaboratori (computer), auto, ecc. ecc. Detto questo,
ribadisco i
limiti della scienza e della matematica quando cercano di
raggiungere
la
conoscenza totale, e ribadisco
con forza la critica alle palle deterministiche
elargite a
piene mani, a confondere le menti. Rammento la filosofia cassata dal
filo
logico e matematico, ovvero della “sofia” o sofismo
puro: roboante presa per
i
fondelli. Certamente la filosofia oggi impartita anche
agli ingegneri
civili
servirà a non far cadere i ponti moderni, che continuano a
cadere, mentre
stranamente molti ponti bimillenari romani, sono ancora in piedi. Domanda scontata: "ma non sarebbe molto meglio insegnare la logica e la matematica (analisi) ai filosofi?" Almeno potremmo avere teorie e non teoremi fantastici
da pure elucubrazioni mnemoniche, illuminazioni coscienti od oniriche,
palle colossali dedotte dal.... nulla, invenzioni dal nulla provate, ma
che ti fanno sentire onnisapiente. Di niente, appunto. Siamo sicuri? Ma non è forse vero che valevano ancora, malgrado la “contaminazione” barbarica, leggi ed usanze romane?. Ad esempio un reo doveva essere giudicato nel suo paese (dove magari il reato non era tale), pane e vino (l’acqua era per i prigionieri) erano gratuiti (vi sono state vere rivolte per un vino giudicato non buono), idem per l’assistenza sanitaria (gli Ospedalieri andavano a raccattare i malati incapaci). Nella zona “occidentale”, ad occito della Grecia, si parlava principalmente, appunto, occitano (provenzale ex provincia romana), dalla Sicilia al sud Inghilterra, la parte non cannibale al contrario della gran parte del nord inglese (sino al moderno 1500). Incredibile? Ecco come parlava Riccardo Primo Cuor di Leone, tanto (falsamente) romanzato: “Pro n’ai d’amis ma s’ paures on li don…” ovvero “A mio pro ne ho di amici ma sono poveri, si spauriscono, nei doni”, infatti non pagavano il suo riscatto. Non pare certo la lingua grutturale, detta inglese, attuale. Non siete ancora convinti? Ecco come si esprimeva il suo trisavolo dell’anno mille: “….. tant le fottei com ausirez che a poc no i rompei mos corretz e mos arneis”. Mi pare abbastanza chiaro e pudicamente non traslo, salvo ausirez=desideravano, ma mi sfogo: “alla faccia del medioevo bigotto e puritano!”. In effetti il puritanesimo è di epoca moderna e molto recente. L’inglese attuale era la lingua dei cannibali, assolutamente grutturale, senza vocali, e venne forzata da un galantuomo nel ‘500! Galantuomo che, rimproverato dal Papa (per delitti e pluri bigamia) si autonominò tale (Papa a capo della chiesa cristiana), e si mise la Tiara papale in testa. Rammentiamo che, sua figlia, salita al trono, fece decapitare la sorella, che non la riconosceva come Papa. A dirla tutta decapitò pure nobili, giudice e boia. Molto Venerata, Grande regina, sconfisse la Spagna alleandosi con i pirati….Bellissimo. Rammento pure che solo recentemente, la lingua inglese venne implementata (dal tanto odiato Oscar Wilde) per poter essere usata, ad esempio, nei romanzi (e viene di continuo ampliata anche oggi). Ma i roghi! Bene, nel medioevo non bruciavano maghi e streghe, che erano i “fisici” e guaritori dell’epoca, ed erano addirittura indispensabili in ogni castello o comunità. Certo, la fisica, dal popolino, era vista come qualcosa di magico, ed ancora oggi, in molti luoghi, per indicare un “mago” si dice che “fa la fisica”. Quindi abbiamo visto che si raccontano emerite palle non solo nelle “materie” scientifiche. Allegria! . |
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IL CONO SPAZIO-TEMPORALE | ||
Consideriamo
uno spazio infinito tridimensionale cartesiano. Due assi, diciamo "x" e
"y" rappresentano uno spazio dimensionale piano, l'asse "t"
verticale
rappresenta il tempo.
Per ovvie ragioni abbiamo dovuto effettuare una
prima semplificazione,
non essendo per noi (umani) possibile rappresentare una
figura a quattro dimensioni (tre più il tempo). Da un punto
(evento) si diparte una generatrice che rappresenta la
velocità
della luce. Viene formato un
cono analitico (immaginate due coni
elementari, uno di base e l'altro capovolto, uniti al vertice, il
punto evento) . il semicono
sottostante
rappresenta il PASSATO,
il punto evento il
PRESENTE,
il semicono
(capovolto) superiore
il FUTURO.
Più precisamente il semicono
inferiore rappresente
tutte le
possibilità del passato, e quello superiore tutte le
possibilità del futuro. E l'infinito spazio
restante, al di
fuori del cono? Viene detto presente INDETERMINATO
od anche indefinito,
dove non ha senso
parlare di spazio e
neppure di tempo (ecco il motivo
del "presente"). Tutto chiaro? Parrebbe, ma andiamo avanti. Risulta ovvio che ognuno degli infiniti punti della realtà "genera" un proprio cono spaziotempo, quindi vi sono infiniti coni, ognuno con la sua dimensione temporale. Occorre quindi effettuare una ulteriore "semplificazione". Si è detto che l'evento è un punto, ovvero senza dimensioni, ma è relativo: rispetto l'universo, la terra può essere il punto evento, noi possiamo essere l'evento. Ora tutti nasciamo, viviamo per un certo tempo e poi cessiamo di vivere. Quindi i nostri coni hanno un inizio ed un termine. I coni che non intersecano il nostro, per noi sono inesistenti, mai esistiti. I coni che intersecano il nostro, al contrario, esistono e possiamo avere rapporti con loro, ad esempio di causa-effetto. Facciamo un semplice esempio. Guardiano una stella relativamente vicina a noi, diciamo dieci anni-luce (distanza percorsa dalla luce in 10 anni), bene, la vediamo come era dieci anni fa. Sulla stella vedono noi come eravamo dieci anni fa. I due coni sono sullo stesso piano temporale. Ora supponiamo che la stella esploda. Per noi non succede proprio nulla, occorre attendere che il suo cono "attuale" intersechi il nostro, ovvero occorre aspettare 10 anni per vederne l'esplosione. Questo significa che pur essendo sullo stesso piano temporale, in effetti il "tempo" non è lo stesso, ecco perche è indeterminato. Per lo stesso motivo, se un cono non interseca il nostro, per noi non esiste proprio. Tutto chiaro? Inizio ad avere qualche dubbio. Potreste chiedere, ma come mai vediamo la stella, anche se è sul nostro stesso piano temporale? Dovremmo attendere dieci anni! No, per il semplice motivo che i raggi della stella che noi vediamo appartengono al piano del passato, appunto di 10 anni, e ci raggiungono ora. A questo punto possiamo anche credere di aver compreso qualcosa di "fisica reale". Allora domando: ma la luce, nella sua dimensione temporale, quanto tempo ha impiegato per raggiungere la terra? Dieci anni? Assolutamente NO, la luce, nella sua dimensione, non ha impiegato nessun tempo, o precisamente un tempo nullo: la luce, rispetto la luce, è ferma. Quindi, quasi tutti, i divulgatori della "minima cultura popolare" sbagliano (min-cul-pop sarebbe il sinistro ministero...., ma mi pare più appropriata la mia traslazione) . Non è assolutamente vero che alla velocità della luce impiegheremmo 10 anni a raggiungele la stella dell'esempio! La raggiungeremmo subito. Quindi nessuna necessità di ibernazione fantascientifica. Certo, la cosa è al di fuori del "nostro comprendonio", specialmente se rammentiamo quello sopra detto (Relatività): noi stiamo già viaggiando alla velocità-luce. Ognuno degli infiniti "punti evento" di cui è composto il nostro corpo appartiene ad un diverso cono spazio-tempo e ad una dimensione spazio-temporale propria: ed ecco il motivo per cui noi abbiamo il nostro aspetto fisico, occupando aree dello spazio ben precise, ognuna appartenente alla sua dimensione temporale. Questo succede per il fatto che la luce ha una velocità finita. Se la velocita luce fosse infinita, non avrebbe senso la dimensione tempo del cono, e l'evento, tutti gli eventi, sarebbero senza passato e senza futuro. Quindi niente cono spazio-temporale, anzi essendo i punti adimensionali, tutto si ridurrebbe ad un solo punto, infinitamente piccolo: noi saremmo ridotti ad un solo punto immateriale, ossia non esisteremmo, e non esisterebbe nulla. Ma non è così, la luce ha una velocità misurabile (un metodo usa gli specchi rotanti). Abbiamo pure visto che la velocità della luce è relativa: nel suo "tempo" la velocità luce è nulla. E qui cadiamo in un altro paradosso: come abbiamo visto, la materia di per se stessa non esiste, ma per quanto detto ora, neppure il nulla esiste. Rammento che il "vuoto" ha delle "costanti", conosciamo quelle elettromagnetiche che rendono possibili i relativi "campi". Ora, con i coni spazio-tempo si parla proprio dell'inesistenza del "nulla", senza la maschera pragmatica della dizione "vuoto". Ovviamente, quello che per noi è "nulla" in realtà non è propriamente "nulla", ma esiste in qualcosa che non sappiamo, o non possiamo comprendere. Ci ripetiamo sempre: la realtà, per noi, è assolutamente aliena. Possiamo accedere alla teologia, per metterci il cuore in pace. Molto convincente mi pare la parabola di Sant'Agostino: "camminando pensieroso sulla spiaggia, vede un ragazzino (angelo) che con un cucchiaio andava a raccogliere l'acqua del mare e la versava in una piccola buca, quindi gli chiede cosa stesse facendo; il ragazzo rispose: voglio travasare il mare in questa buca. Sant'Agostino si mette a ridere, ed il ragazzo, serio, dice "tu cerchi di comprendere cose molto più grandi del mare, con ragionamenti più piccoli del cucchiaio, ed una mente più piccola della mia buca". Ecco, l'analogia con noi, mi pare veramente azzeccata. Mai potremo comprendere la verità, ma basta conoscere qualche "regola, costante, principio", uno spiraglio anche insignificante sulla verità naturale, ed il gioco è fatto: possiamo sfruttare questa conoscenza, con le dovute cautele ed i limiti imposti dalla natura, ricordando che, in verità, non sappiamo esattamente quello che stiamo facendo. . |
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PARADOSSO di EINSTEIN | ||
Esaminiamo
ora il noto "paradosso
dei gemelli" di Einstein, dove viene ipotizzato
che un gemello parta
per una meta lontana vari anni-luce, e l'altro
rimanga "fermo" in Terra.
Se il gemello
in viaggio raggiunge velocità vicina alla luce, e torna
sulla
Terra, troverebbe il fratello molto più invecchiato di lui. Ipotizziamo che sia possibile raggiungere, diciamo in un giorno, la velocità luce, e che l'accelazione relativa non ci disintegri. Ipotizziamo pure di avere un telescopio tanto potente da vedere, anche a distanza di anni-luce, le persone sulla Terra. Supponiamo che la meta sia un pianeta della nebulosa di Andromeda, circa a 2,54 milioni di anni luce da noi. Inizia il viaggio: il vettore spaziale è sulla rampa di lancio, e parte. Mentre viaggiamo vediamo le persone sulla terra, sempre in sincronismo temporale con noi, smontare la rampa di lancio. Dopo un giorno (per quanto detto in relatività) raggiungiamo la meta. Guardiamo la Terra, e non vediamo passato e neppure futuro, siamo sempre in sincronismo temporale. Parrebbe di vedere la Terra come è veramente, ma non può essere possibile: infatti la Terra che vediamo dalla meta di Andromeda, è vecchia di circa due milioni e mezzo anni luce. Ora torniamo indietro, e vediamo , in un giorno, tutti gli avvenimenti terrestri in successione temporale rapidissima. Quando raggiungiamo la Terra, ammesso che esista ancora, sono trascorsi più di cinque milioni di anni, ma per noi (viaggiatori), poco più di due giorni. Non può essere altrimenti: non è possibile sovvertire causa-effetto, e neppure interagire con passato o futuro. Ovviamente questa è solo teoria, ed al momento senza un aggancio ad una possibile sperimentazione "reale". Rammento che noi subiamo l'attrazione gravitazionale che corrisponde a 9,8 metri al secondo ogni secondo, dimensionalmente una accelerazione detta gravità. Per allontanarci dalla Terra serve una accelerazione superiore alla gravità. Ma se siamo nello spazio, praticamente con gravità terrestre trascurabile, su di un missile con una accelerazione uguale alla gravità, avremmo la sensazione di essere sulla superficie terrestre, tutto normale quindi. L'esperimento è attualmente possibile, ed è stato fatto, come è anche possibile simulare l'assenza di gravità, accelerando verso la terra con lo stesso valore. Il problema è che "il bel gioco dura poco", infatti, al momento, l'unica spinta spaziale realizzabile è la reazione, ovvero debbo gettare via parte del mezzo di trasporto (missile) per avere la spinta contraria. Se abbiamo sufficiente materiale da buttare, ecco che, senza disagio gravitazionale, raggiungiamo (per l'orologio della Terra) la velocità della luce in 347 giorni circa, meno di un anno. Un paradosso è che possiamo raggiungere immediatamente un punto comunque lontano del nostro universo, sino al confine del medesimo. Dal punto di vista matematico le cose non sono così semplici: man mano che la velocità del mezzo aumenta, sulla Terra percepirebbero il tempo dei viaggiatori in modo diverso, quindi il calcolo sarebbe più complesso. In ogni caso il tutto rimane, per noi paradossale. la teoria della relatività contrasta con la teoria quantistica, la teoria corpuscolare contrasta con la teoria ondulatoria. Questo ci riporta al nostro obiettivo: la realtà fisica è un qualcosa di diverso, per noi incomprensibile, irraggiungibile. Le Teorie, in quanto tali, sono assionomamente errate. Ma ricordiamo che tutte le teorie (quelle non del tutto sofistiche) ci aiutano a spiegare parte dei fenomeni naturali, della realtà fisica. Ciascuna teoria apre uno spiraglio su di una parte del "vero", senza mai comprenderlo veramente, risulta ovvio che dette teorie si neghino a vicenda: tutte sono false, se prese in assoluto, in una visione globale. Detto questo, ribadisco: la teoria più aderente a parte della realtà fisica, continua ad essere quella della relatività, inconciliabile con quella quantistica, che rimane pure imporantissima. Fintanto che esiste il dubbio, esiste la speranza, di progredire, di imparare, ecc., in ogni senso. Per contro, la certezza è la tomba del progresso, della libertà, civiltà, ecc., in ogni senso. Chi è certo, non accetta critica, obiezione, ragionamento, ecc., ed è pronto ad incenerire chi non crede. . |
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Osservazioni ATEORICHE | ||
Cercheremo di mettere in pratica l'osservazione galileiana,
senza cercare di formulare nessuna teoria, quindi in modo ateorico. Osservando l'osservato delle varie teorie si evince una costante: la non uguaglianza, anche temporale, di qualsiasi parametro. Noi stessi mutiamo istante per istante. La cosa è evidente dopo un certo lasso di tempo: non siamo più quello che eravamo, e non solo nell'aspetto. Ritorniamo nell'ambito fisico-mtematico. Abbiamo visto il "problema delle due palle", dove si evidenzia come il magnetismo si genera dalla variazione del campo elettrico. Solo un campo elettrico variabile genera un campo magnetico. Ma è vero pure il contrario: la variazione di un campo magnetico genera un campo elettrico. Questi fatti concreti sono ampiamente sfruttati in elettrotecnica (motori, generatori, centrali, ecc.). Abbiamo anche visto che la spiegazione (del problema delle palle) dimostra la relatività temporale, senza bisogno di coinvolgere velocità improbabili. Quindi essenziale è la variazione, la non "uguaglianza" temporle dei parametri. Nel caso della luce (teoria ondulatoria) la medesima esiste proprio, e si propaga per la trasmutazione continua del parametro "campo elettrico" in "campo magnetico" e viceversa. Il campo elettrico varia da zero ad un massimo, poi scende, supera lo zero e prosegue negativo sino a raggiungere il minimo (massimo negativo), quindi risale, supera lo zero, sino al massimo ecc., ecco l'oscillazione, ed il termine "ondulatoria". Mentre il campo elettrico varia si genera un campo magnetico, nello stesso modo, sfasato di 90 gradi. La variazione del campo magnetico genera altro campo elettrico, tipo un "moto perpetuo". Ma il nuovo campo elettrico variabile, ed il conseguente campo magnetico variabile sono "spostati" nello spazio-tempo, quindi l'onda di luce elettromagnetica si sposta alla velocità (nel vuoto) massima, la velocità-luce, appunto. Quanto detto succede per tutte le onde elettromagnetiche che si propagano nello spazio (si dice impropriamente, nell'etere). Abbiamo detto che ad oscillare sono campo elettrico e magnetico che si generano a vicenda, ma che cosa siano questi campi, del tutto empirici (che che si dica), precisamente non si sa proprio, malgrado tentativi di fisici illustri, Einstein compreso. Si sa che le costanti relative elettriche e magnetiche appartengono al "vuoto", ovvero al "nulla", come abbiamo detto. Se il nulla oscilla, è esso stesso in continuo cambiamento, e si convalida la nostra osservazione ateorica (senza teorizzazione) del cambiamento continuo. Osservando il "grafico" del cono spazio-temporale, si osserverebbe una realtà "statica". L'osservatore al di fuori dei coni, nel "presente indefinito" vedrebbe passato, presente e futuro di ogni cosa, staticamente. Se consideriamo la Terra (pragmaticamente: un evento sulla Terra) come punto, ed analogamente un punto-evento nella nebulosa di Andromeda, e raffiguriamo entrambi nel grafico del cono spazio-tempo, ipotizzando una distanza fissa di 2,5 milioni anni-luce, il cono relativo all'evento su Andromeda sarebbe una retta che si dirama sia verso l'alto che verso il basso. Per un evento-viaggiatore che parte dalla terra avelocità luce, sarebbe una linea con la pendenza della generatrice del cono terrestre (velocità luce). Questo viaggiatore raggiungerebbe la linea verticale (posizione) di Andromeda, proprio dopo 2,5 milioni di anni luce, gli stessi della distanza Terra Andromeda. Constato che il grafico, come descritto è palesemente errato: ben facendo parte della relatività, contrasta con la medesima. La spiegazione "naturale", come al solito è semplice: il grafico in oggetto rappresenta una realtà "statica", sebbene comprenda l'asse del tempo. Istante per istante il viaggiatore vedrebbe la "sua" realtà modificarsi. Attenzione (realisti, razionalisti, deterministi e via dicendo): non si tratta di un punto di vista, ma è veramente la realtà del viaggiatore, in caso contrario , ad esempio, si negherebbe il magnetismo, e non funzionerebbe nessun apparato elettromagnetico. Ma, una tale rappresentazione, richiederebbe grafici ultradimensionali, superiori al terzo, anche rimanendo nella semplificazione delle sole due dimensioni. Si potrebbe ovviare (ipotesi personale) con un filmato che proietti istante per istante i grafici variati, se vi fosse accelerazione. Si osserverebbe che il parametro "distanza" relativo al viaggiatore varia al variare della velocità, sino ad annullarsi alla velocità luce. Questo sarebbe perfettamente in linea con la relatività. L'osservazione che ci interessa è che, anche in questo caso la staticità, l'uguaglianza delle cose e della stessa cosa nel tempo, non è reale, più precisamente non è parte del piano "naturale", non è possibile. Rammento che quanto detto è sì una osservazione , ma ipotetica. Al di fuori del cono-spaziotemporale, ovvero al di fuori della velocità luce, non esiste affatto lo spazio, e neppure il tempo, quindi è, ripeto, il grafico ad essere forzatamente "inesatto" per carenza umana. Bastava dire che, entrando nello spazio indeterminato, il cui "confine" è proprio la velocità luce, le distanze ed il tempo sono nulli. Ovviamente questo non ci fornisce affatto un'idea dell'osservatore "esterno" e della sua realtà, esattamente "come volevasi dimostrare", e l'osservazione (della teoria) risulta convalidata. . |
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CONFINI MATEMATICI | ||
Confini matematici? Siamo pazzi? Per la fisica, la cosa
è diversa:
non abbiamo la "pietra di
paragone", non conosciamo la verità. La
matematica teorica non
può avere confini, paletti che limitano
i calcoli. La matematica non
è sicuramente di origine od invenzione umana:
se erri un calcolo, ti dicono "te lo sei inventato", infatti nulla si
inventa in matematica. Essendo analisi dettata dalla
natura, viene
anche definita "linguaggio
naturale". Detto questo, osserviamo cosa succede, in teoria, accettando la numerazione che parte da zero, sino all'infinito, facendo calcoli elementari. Per raggiungere lo zero, partendo dall'unità 1, occorre dividere l'unità più volte: ad esempio "1:100 = 0,01", ma è più comoda l'annotazione 1/100. Se proseguiamo sino all'infinito (simbolo un 8 coricato, ma noi usiamo semplicemente la lettera "i"), otteniamo 1/i=0. Ovviamente qualsiasi numero diviso infinito è zero, quindi 1/i=2/i=3/i=0, quindi 2/i-1/i=1/i=0-0=0. zero meno zero rimane sempre zero. Il fatto che qualsiasi numero diviso infinito sia zero ingenera una certa perplessità, ma sorvoliamo. Se avessimo usato la formula 1-1=0 avremmo ipotizzato lo zero, ma non lo avremmo ricavato; infatti 1-1 non significa che si "distrugge" 1, ma che semplicemente lo si "toglie" dal calcolo e lo zero viene ipotizzato. Per tentare di raggiungere l'infinito, partendo da 1, occorre dividere l'unità per un numero più piccolo: ad esempio uno diviso un millesimo è uguale a mille (1/0,001=1000); quindi proseguendo sino a zero otteniamo 1/0=i, uno su zero uguale infinito. Analogamente, qualsiasi numero diviso zero è uguale ad infinito. Osserviamo che, per ricavare zero occorre l'infinito, e per ricavare l'infinito occorre lo zero. Ora osserviamo il calcolo di zero su infinito, che dovrebbe fornire sempre zero: 0/i = 0/(1/0) = 0 0/1 ovvero zero per zero su uno, quindi 0/0=1, zero su zero uguale uno. Dal momento che qualsiasi numero su infinito è zero, significa..... che 0/0 può essere qualsiasi numero, quindi 0/0 è indeterminato ovvero indefinito! Bello! Se osserviamo il calcolo analogo partendo da 1/0=i avremo 1/(1/i)=i quindi i/i=1 ; infinito su infinito può essere un qualsiasi numero, dal momento che possiamo iniziare da 1/i=2/i=3/i ecc. quindi anche i/i è indeterminato. Proseguendo l'osservazione di analisi matematica teorica, notiamo che pure zero per infinito è indeterminato. Risulta pure negata la numerabilità, cone avevamo visto per la matematica applicata alla fisica. Ecco una possibile osservazione teorica: 0/0=0/(1/i)=0i/1=i quindi 0i/i=1 semplificando 0=1 Bellissimo! Meglio: 2/0-1/0 = 0 ; quindi (2-1)/0=0 ; 1/0=0 ; ergo infinito=zero ! Godorioso. Immagino l'espressione dei deterministi a vedere indeterminazione nella scienza teorica per definizione "esatta". Il rimedio razionalissimo è stato semplicemente di censura totale, un divieto, un Tabù, con la decisione totalitaria: "non si può fare". Cero che si può fare, siamo noi umani a non poterlo fare, dobbiamo porci dei "confini" anche teorico-matematici. Per la verità i confini ce li impone la stessa matematica, anche teorica, infatti, per noi, i due estremi zero ed infinito, semplicemente non esistono. Noi possiamo solo ipotizzarli teoricamente, con i confini visti. Per lo zero, si può considerarlo in modo relativo, come origine. L'inganno della semplice operazione 1-1=0 è palese: non si può eliminare una unità od un qualsiasi numero, ma solo toglierlo dall'operazione, dalla considerazione. Rammento il postulato fondamentale di Lavoisier "nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma". L'osservazione ci ha mostrato uno spiraglio su alcuni confini anche teorici per la mente umana. . |
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CONFINI LOGICI | ||
Nella
matematica "umana" si è stabilita una numerazione a base dieci,
per il fatto che noi abbiamo 10 dita. Nella matematica logica si parte
dalla base più semplice, zero
ed uno, ma possiamo anche dire: vero e falso, acceso
e spento, alto e basso,
ecc. ecc. Questa viene
detta base binaria.
Per esprimere, in binario, numeri che da 0
arrivano a 9, occorrono 4 cifre (bit),
da 0000=0 a 1001=9 , ma come si
vede, la numerazione binaria prosegue: 1010=10 sino a 1111=15. Osserviamo subito
che la numerazione umana a base 10 non
è
razionale. La numerazione a 4 bit viene detta esadecimale e, dopo
il 9
prosegue con A,B,C,D,E,F,
intesi come numeri e non come lettere
alfabetiche. Questa è la base degli elaboratori
(impropriamente
detti computer). Il vantaggio è evidente, con sole due cifre, in decimale si arriva
a 99, in
esadecimale a 255.
Ovviamente la
traslazione da esadecimale in decimale (per nostra comprensione
immediata) è semplicissima, e non stiamo qui a descriverla.
Esiste l'algebra di Boole,
che usa operatori logici, tutti
materializzabili concretamente, ad esempio, con circuiti elettronici.
Gli operatori logici sono essenzialmente "and" ovvero
"anche", "e" ; "or",
"oppure", "o" ; invertitore "inverter"
e sono detti "porte".
Se in una porta "and", a
due ingressi, entrambi
gli ingressi sono 1
pure l'uscita è 1, negli altri casi 0; se in una porta
"or" a due
ingressi, almeno
uno dei due ingressi è
1 anche
l'uscita è 1, altrimenti è 0. In pratica sono
molto utili
porte dette "nand"
e "nor", le
stesse viste, ma con uscita invertita,
ovvero con un inverter in uscita. Si nota subito una certa "forzatura"
nelle descrizioni: ad esempio la porta "and" può
essere vista
come "or",
basta considerare "vero"
lo zero:
infatti se un qualsiasi
ingresso è zero l'uscita è 0 .
Analogamente la porta "or",
nelle medesime condizioni si comporta come
"and",
infatti l'uscita è 0 se entrambi
gli ingressi sono 0. L'algebra di Bool, elaborata con l'intento di "semplificare" circuiti complessi, si è dimostrata del tutto inutile: non può semplificare proprio nulla. La semplificazione sulla carta non corrisponde ad una semplificazione (risparmio di porte) in pratica. L'illusione è nata per un ulteriore limite anche matematico, fra teoria e pratica reale. Quando si "risolve" ovvero si trovano le "radici" di una equazione, ecco cosa succede: si inizia con una formula che può essere molto lunga e complessa, a cui segue un "eguale" =, quindi una formula meno complessa, altro =, altra formula e così via, sino a raggiungere la "radice". Attenzione, parrebbe che la formula iniziale sia esattamente uguale alla radice finale, lo provano gli "=", ma non è così, la vera soluzione della formula è la stessa formula, senza le semplifiazioni che hanno condotto alla radice. La radice serve a noi per comprendere "l'essenza" della formula, altrimenti umanamente incomprensibile, ma le semplificazioni distorgono la realtà. Faccio un esempio elementare: esco e vado ad acquistare 1 kg di pane, quindi ritorno, compio un delitto, e riesco a comperare un ulteriore kg di pane: 1+1=2 (grammo più o meno) e al commissario che indaga sul delitto non fornisco la formula, ma la radice, dico di essere uscito per comperare due kg di pane. Questa non è la verità, che svelerebbe la mia colpevolezza. Cosa significa? Che fare i conti non serve a nulla? Certo che serve! Senza calcoli non capiremmo quasi nulla. Ovvio che se disponessimo di una intelligenza sovrumana, molti calcoli sarebbero inutili, vedremmo la realtà in modo molto più adeguato, e le radici sarebbero lapalissiane, anzi non servirebbero proprio. |
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CONFINI dei COMPUTER | ||
Gli elaboratori sono detti impropriamente computer dall'inglese, infatti detti non computano proprio nulla, senza un programma apposito, ovvero, senza una serie di algoritmi (istruzioni esadecimali) detti appunto programmi (applicativi, comandi ecc.). La funzione basilare dell'elaboratore (computer) è quella di poter simulare, con gli stessi e soli componenti di cui è fatto, una varietà enorme di apparecchiature differenti. In breve il computer simula, e memorizza la simulazione in tempi brevissimi. Quindi può sembrare,ad esempio, una macchina scrivente e "contemporaneamente" far vedere lo scritto su di un monitor, con possibilità di correzione, variazione, scelta di carattere ecc. ecc. quindi registrare il tutto su memoria permanente. In realtà le varie funzioni sono effettuate serialmente (e memorizzate) in successione rapidissima tanto da apparire immediate e contemporanee. Quindi l'elaboratore simula. Più precisamente appare come i programmi lo fanno apparire, senza esserlo veramente. Essendo velocissimo può simulare vari apparati contemporaneamente, sia di comunicazione che di calcolo che operativi, ad esempio "al comando" di macchine utensili. Quindi l'elaboratore può apparire una macchina "intelligente". Esiste infatti una cosidetta "intelligenza artificiale" quando un elaboratore si autoprogramma per "apprendere" e "migliorarsi" senza diretto intervento umano. Anche se sono in grado di simulare piloti di grandi aerei con passeggeri ecc. ecc., rimangono solo macchine simulatrici non coscienti. Ma è possibile "simulare" il simulatore, ovvero lo stesso computer? Certamente SI, utilizzando solo memorie. La cosa pare impossibile, ma è stata realizzata per una serie di complessi elaboratori (computer) dedicati al controllo "intelligente" del traffico urbano, con la filosofia detta "onda verde" molto in uso (all'epoca). Una unica semplicissima scheda montava solo memorie, che operavano come un elaboratore che controllava i passaggi veicolari, le chiamate pedonali, il sincronismo dell'onda verde (detto semaforo intelligente), ecc. regolando tempi, colori e fasi in conseguenza. Teoricamente non avrebbe dovuto funzionare: un famoso direttore (di politecnico), vedendo la scheda disse che se fosse stato il progetto di un suo ingegnere (o studente) lo avrebbe bocciato, ma, visto che funzionava, anche se empiricamente, allora era umilmente da accettare. La spiegazione è contraria alle consuete teorie, ma aderente alla osservazione umile del "reale". Se una memoria (sufficentemente capace) rammenta (essendo programmata) le funzioni di un elaboratore, lo può benissimo emulare. Faccio un ulteriore semplice esempio di simulazione, non teorico, ma testato: in un apparecchio serviva il calcolo del logaritmo a base 2, in tempi tanto brevi, che neppure i più sofisticati computer potevano riuscire a soddisfare. Bene, una memoria era stata usata in questo modo: gli ingressi, usati normalmente come indirizzo, erano invece destinati a ricevere il parametro da calcolare, e l'uscita era programmata con il relativo valore logaritmico. Ovviamente occorreva una tabella con tanti valori quanto era la capacità degli ingressi, ed il gioco era fatto. Con il solo tempo di ritardo della memoria, si otteneva il calcolo. Se poi si desiderava che la memoria eseguisse più funzioni, bastava riservare parte degli indirizzi per selezionare le funzioni. Se servivano due operatori (calcoli) bene, metà ingressi-indirizzo per un operatore, i rimanenti per l'altro. Osservare che non viene eseguito nessun calcolo: non serve, la memoria non ne ha bisogno, proprio come ad un umano con memoria sovrumana, non serve trovare nessuna radice. Quindi si conferma l'osservazione, in modo reale, che la vera radice di una funzione è la funzione stessa. Il cuore di qualsiasi computer viene detto "CPU" ovvero "Centrale Processore Unità", ed esegue varie funzioni logiche e matematiche, secondo una serie di algoritmi in "linguaggio macchina" esadecimale, basilarmente a 16 bit (cifre binarie), oggi anche 64 bit. Supponiamo di dover moltiplicare due numeri, e una delle funzioni della CPU sia la somma, ecco uno dei possibili algoritmi: si somma il primo numero con il secondo, si memorizza il risultato,chiamiamolo M, si toglie 1 al primo numero e si memorizza, chiamiamolo A, si controlla se A è nullo e nel caso negativo si prosegue, si somma il risultato M con il secondo numero, si memorizza in M, si toglie un ulteriore 1 al numero A memorizzato. si controlla se A è nullo e nel caso negativo si prosegue, si continua sino a che il numero A memorizzato sia nullo. Osservato in questo modo il computer non appare affatto "intelligente", infatti non lo è. Sembra paradossale, ma gli "stupidi" elaboratori hanno sfatato molte credenze "umanistiche" sulla presunta razionale ed illuminata "intelligenza" umana. Molte cose si reputavamo prerogativa umanistica... frutto della illuminata intelligenza, invece possono essere fatte da una machina, che, come abbiamo constatato, simula, ma non è affatto il "cervello elettronico" supposto. La macchina elaboratrice "computer" può tradurre e traslare, fare analisi grammaticale, correggere errori di testo, riconoscere fotografie, disegnare ecc. ecc. ma, ripeto, non è intelligente . Pure la CPU si può ovviamente emulare, sempre con memorie. Non è teoria, è stato realizzato. Ecco un ulteriore apparente "paradosso" che la dice lunga sui "luoghi comuni" razionalisti. Serviva un apparecchio che misurasse esattamente il tempo di esposizione. Con un apposito visore (oscilloscopio) la curva di esposizione (rapida) risultava tipo il contorno di una collina, da zero (sempre con bordi arrotondati) la curva saliva (magari con fluttuazioni) sino ad un massimo, poi ridiscendeva a zero. L'approccio razionale diretto sarebbe stato di tipo "servosistemico" ovvero si inizia a misurare ad un certo "livello" di luce, e si smette ad un livello inferiore, onde evitare oscillazioni. Ma questo non è assolutamente il tempo "relativo" che si avrebbe con un'onda quadra, ovvero che da zero raggiunge immediatamente il massimo, dura il tempo relativo, quindi scende immediatamente a zero. In pratica questo è impossibile da realizzare, ma funziona egregiamente, ed è largamente usato per tempi lunghi e partenze rapide, tipo corse ecc. utilizzando fotocellule e cronometri. Il problema si è risolto senza misurare il tempo (ecco il paradosso razionale) con un computer che effettuava il calcolo dell'integrale della curva, e lo divideva per il valore massimo: il risultato è appunto il tempo relativo dell'onda quadra equivalente. Qualsiasi misura diretta del tempo sarebbe stata fuorviante, e si palesa la premessa "occorre avere una mente aperta" anche all'irrazionale. |
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ENERGIE ALTERNATIVE e INQUINAMENTO | ||
Mettiamo
subito in chiaro che la
quasi totalità energetica sfruttabile
proviene dal Sole. l'energia geotermica (quella
di origine terrestre)
è trascurabile, e l'energia nucleare, non penso
rientri negli
schemi dei sedicenti "naturalisti", ed in ogni caso è
minima. Ma l'energia dei
combustibili? Tutta
energia solare. La legna
e derivati cosidetti "ecologici"
provengono dalla vegetazione arborea. Più precisamente gli
alberi ricavano il carbonio (ecco il combustibile) dagli ossidi di
carbonio, principalmente anidride carbonica
(non combustibile),
dell'aria, tramite la
funzione clorofilliana attivata dall'energia
solare. Il carbonio
ottenuto dall'anidride viene utilizzato
dalla vegetazione
e l'ossigeno
restituito all'atmosfera.
Equilibrio naturale perfetto. I combustibili fossili: petrolio, carbone e derivati come benzina, gasolio ecc. ecc. sono energia solare concentrata, proveniente da organismi non solo vegetali, vissuti milioni di anni fa, grazie all'energia del Sole. Altro fattore da tenere sempre presente è che senza biossido di carbonio, ovvero anidride carbonica, nell'aria, non potrebbe esserci vegetazione. Il carbonio è il principale componente degli alberi e non è nel terreno, viene "assimilato" dalla anidride carbonica grazie alla clorofilla (il verde) e l'energia del Sole. Osservazione naturale di base, Attenzione: "SENZA ANIDRIDE CARBONICA NON POTREBBE ESSERCI VITA SULLA TERRA" Questa ovvietà si manifesta con la "catena alimentare": senza vegetazione non vi possono essere erbivori, quindi niente carnivori, e niente onnivori. Proprio il contrario di quanto strombazzato a destra ed a manca, con tanto di "leggi" che dovrebbero "tutelare" l'ambiente, ed a volte lo distruggono. Il Sole fornisce un'energia direttamente convertibile meccanicamente, sfruttata da millenni. Oggi questa energia viene utilizzata principalmente per generare corrente nelle centrali idroelettriche. Questa è vera energia ecologica: il Sole fa evaporare acqua dai mari ed oceani, e la pioggia (o neve) la deposita in montagna, e finisce nei laghi. Basta incanalarne una parte, ed il gioco è fatto: ogni metro cubo per un metro di altezza fornisce circa dieci mila (dieci kilo) watt. Le celle fotovoltaiche? Funzionano con energia solare. Sempre il Sole muove i venti e fa funzionare le orribili "Pale eoliche". Proprio su Internet, illustri menti ecologiche hanno acutamente sancito il limite di "velenosità" del biossido di carbonio (anidride carbonica). Noi emettiamo, ad ogni respiro, circa il 4% di anidride (carbonica), quindi astutamente sono pervenuti alla soluzione: il limite di tollerabilità dell'anidride è il 4%, stupendo! Non possono dire che è inferiore, altrimenti saremmo tutti morti per autoavvelenamento. Quindi se voglio debilitare ed uccidere una persona basta che gli faccia la respirazione bocca a bocca. Come? Si usa per salvare un morente? Se uso una tenda (ad ossigeno) od un sacchetto di plastica, con un apporto minimo di ossigeno del 18%, anche se ben presto l'aria che respiro è praticamente solo biossido di carbonio (anidride) ed ossigeno, vivo benissimo. Unica precauzione: l'anidride è più pesante e cerca di stagnare in basso, mentre l'ossigeno tende a rimanere "sopra", quindi. per concentrazioni elevate od elevatissime di biossido, occorre un ventilatore che misceli l'aria, permettendo l'inalazione minima di ossigeno. I saggi e dottissimi divulgatori di palle ecologiche compiono artatamente o, peggio, incoscientemente, la confusione fra biossido e monossido: il monossido è, per noi, molto velenoso, distruggendo la funzione dell'emoglobina. Viene pure detto che l'anidride farebbe aumentare la temperatura globale. Peccato che, come detto, il biossido essendo pesante tenda a concentrarsi in basso, e non nell'alta atmosfera. Apro una parentesi: per il carbonio si usa sia il termine "anidride" propria dei metalloidi, sia il termine "ossido" proprio dei metalli. Il fatto è che il carbonio si comporta sia come metalloide che come metallo. Ovviamente le definizioni chimiche sono umane, quindi, come il solito, non proprio esatte. Rammento che la Terra ha avuto ere caldissime, ere glaciali, sconvolgimenti vari. Ad esempio, solo due millenni fa (nulla rispetto la durata delle ere) la Libia era considerata "il granaio d'Europa", vi pascolavano gli elefanti, che richiedono abbondante vegetazione (erba). Oggi è un serbatoio di sabbia, e l'uomo non può averne colpa alcuna. Si conferna l'estrema arroganza "umanista". Per curiosità rammento un calcolo, effettuato all'Università, per conoscere l'energia necessaria a "provocare" un modesto temporale locale estivo: al minimo occorre l'energia di ben tre bombe atomiche. E non si parla di cicloni o tornadi o fenomeni su larga scala. Attenzione, non sto asserendo che l'uomo non può inquinare localmente e temporaneamente a suo danno. Come si osserva palesemente, vi sono palle "umaniste" anche di onnipotenza, molto peggiori di quelle fisiche e matematiche. Storicamente quasi tutte le volte che l'uomo è intervenuto "per salvaguardare l'ambiente" ha provocato danni enormi. Forse per il fatto che non conosciamo la "verità" ma ci sentiamo semidei? Gli umanisti non usano il termine "teoria", ne conoscono i limiti , e si vantano di non aver bisogno di empirismo, ovvero di evidenza "reale", ed assurgono a principio il termine "teorema", come verità "al di sopra di ogni sospetto". Ecco un illuminatissimo "Teorema" del fu illustre professore storico J. H. Parry, della Università di Harvard: "Nella ricerca storica bisogna impadronirsi di qualsiasi indizio provante il nostro obiettivo, mentre bisogna scartare tutti gli altri, che contrastano con la nostra ricerca ed il nostro provato". BELLISSIMO esempio di umana sedicente ricerca della verità (di comodo)! Se non altro, la scienza, con i suoi limiti, ha dimostrato che gli indizi non sono mai reali e non possono mai, anche in gran numero, assurgere a prove. Abbiamo osservato che, anche le prove, non possono mai raggiungere la verità assoluta. Ma secondo l'umanesimo illuminato, tre indizi fanno una prova, poi scartando tutti gli indizi contrari, ecco formulato il razionalissimo Teorema! Purtroppo la cultura umanistica è diventata pure cultura giuridica..... Bo! Qui abbiamo raggiunto le palle mongolfiera! I gioielli di famiglia (testicolari). Serve a qualcosa osservare che anche la pomposa "Scienza Politica" è allo stesso livello di famigliare gioiello? No, certo. Parlando di politica (polis etica) rammento che la tanto incensata "democrazia", letteralmente dittatura del popolo, è un'utopia platonica, inesistente, assolutamente impossibile a realizzarsi. Lo diceva Platone nel suo trattato "Utopie". Anzi, precisava che l'unione di democrazia con repubblica (cosa pubblica) è catastrofica. Questo spiega molte cose. |
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RADICE delle Osservazioni | ||
Che l'uomo sia simile alla
bestia,
risulta ovvio, lo dice chiaramente la Vulgata (Bibbia),
anzi dice addirittura (Ecclesiaste) che l'anima degli animali e quella
umana hanno lo stesso destino. A dire il vero lo dice pure
Gesù Cristo,
ma è artatamente obliato,
proprio dai cristiani.
Come si osserva,
non ho citato capitolo
e versetti.
Il motivo è semplice
la Bibbia non ha capitoli
e tantomeno versetti.
I versetti appartengono alle Sure
islamiche
(Sure=comandamenti coranici), e possono distorcere del tutto
l'interpretazione
della fluente prosa biblica. Inoltre i versetti (postumi) non
coincidono
in tutte le Bibbie. Bibbia
significa Biblioteca
israeliana (Gesù era ebreo), ed è composta da
vari libri, indipendenti,
che trattano argomenti diversi, come Guerra, Amore, Proverbi, Salmi,
Vite illustri, e anche argomenti Ecclesiastici
(ecclesia = insegnamento universale). La cosa "strana" (si fa per dire)
è che proprio i libri che trattano dell'Amore fisico, e l'Ecclesiaste, sono
censuratissimi. Il "Cantico
dei Cantici" (significa il libro più bello fra i libri)
che dovrebbe trattare nei particolari l'Amore fisico, è
ridotto a poche
pagine puerili. Dal momento che le cosidette "Bibbie"moderne sono tutte con i versetti, anche quelle vantate "aderentissime all'originale" (che non esiste) Viene il sospetto che siano tutte apocrife. Poi nelle Bibbie attuali, anche quelle di lusso, sono cassati i prologhi originali. Per vedere una Bibbia, o Vulgata in italiano ancora aderente all'antico e non di parte (come quelle seicentesche), dobbiamo consultare una rarissima traslazione quattrocentesca del Malerbi (o Malermi), ed ancor più rara edizione post-incunabulo (guarda caso stampata da una donna), visibile in questo sito. Esistono anche Vulgate di inizio secolo scorso dette "interconfessio" meno di parte e meno cassate delle attuali. Attenzione: la Vulgata malerbiana non è di facile lettura, ben essendo in italiano, occorre un minimo di conoscenza paleografica, essendo ancora zeppa di abbreviature medioevali dette "note tironiane". Ecco la dicitura del frontespizio "Biblia Vulgare, Novamente Impressa, Corretta et Historiata, con le Rubrice et Capitolazione". Certo, quindi non "originale"ma completa sia di prologhi che di "lettere" dell'autore della Vulgata, Geronimo (Hieronino) (pudicamente detto San Girolamo) durante l'impero romano, verso e da Papa Damaso, che gli ha commissionato la Bibbia in Volgare (Latino). Ovviamente senza l'istoriazione, senza capitoli e senza versetti, ma già con alcune "correzioni" di cui Girolamo si lamenta. Domanda: ma l'uomo è veramente intelligente? Secondo la Teologia, NO: l'intelligenza appartiene alla divinità, nella persona dello Spirito Santo. Noi possiamo solo, chi più chi meno, essere in sintonia con lo Spirito Santo. Estraendo la radice delle precedenti "osservazioni", una risposta appagante sarebbe "forse un pochino", ma considerato che risulta evidente l'impossibilità dell'uomo a raggiungere la "verità assoluta", la radice più probabile è la stessa teologica: No, non potendo raggiungere la verità assoluta, l'uomo, di per se stesso, non è intelligente. La famosissima frase cartesiana "cogito ergo sum" (prima metà '600) è una emerita balla. Pure un personaggio (inesistente) di un sogno potrebbe dirlo e crederlo. Poi chi ci dice che un pensiero dimostri addirittura un'esistenza fisica? Potrebbe essere solo il risultato di elucubrazioni, elaborazioni mnemoniche meccaniche. Come facciamo a dire che gli animali non esistono poiché non pensano? Sempre che sia vero (personalmente non lo credo) che gli animali non pensino. In questo modo sofistico si può dimostrare qualsiasi cosa! Come esempio utilizzo (con arte) la teoria dell'errore e dimostro che sono un Mago! Vedo e prevedo che tutti gli uomini maschi con un numero di scarpe da 38 a 45, sono più intelligenti! Ma potevo dire qualsiasi cosa: che sono più stupidi, che vivono più a lungo o il contrario ecc. ecc. Ovvio! La maggioranza degli uomini rientra nella categoria scelta, quindi qualsiasi affermazione, rientra nella probabilità massima. Metodo veramente usato non solo dai "maghi" e umanisti, ma da politici, dittatori, democratici ed astuti ciarlatani vari, per dimostrare la loro "sincera razionalità". Sofismo, grande presa per il deretano dell'arrogante sedicente umanesimo. Se domani si scoprisse un essere assolutamente non umano, l'umanesimo lo escluderebbe per definizione stessa? Mica sarebbero umani "non figli di Gesù" e neppure "figli di Maria"! Lo stesso si diceva inizialmente degli autoctoni nord e sud americani. E come ci dovremmo comportare? Come quando si scoprirono persone al di fuori del continente euroasiatico? Li useremmo come animali? Faremmo come i "civili" inglesi con i boscimani australiani? Useremmo le loro falangi per farne caricapipe? Bo! Lasciamo perdere. Radice di tutte le osservazioni fatte su fisica e matematica: l'uomo si ritiene capace di comprendere tutto e di più, anzi crede di essere lui a partorire la scienza. In realtà l'uomo, è limitato, e non solo nelle dimensioni e nel tempo, quindi non può e non potrà mai conosce nulla di veramente "vero e reale". Questo l'umanità non può accettarlo, autodefinendosi razionale, intelligente, cosciente, e via dicendo. Quindi riempie il suo "poco sapere" di sofismo e raffinate circonvenzioni. Le rare personalità veramente "umili" ed in sintonia con uno spiraglio della vera intelligenza (non umana) sono coscienti dei limiti. Sono queste umili persone che portano avanti la nostra conoscenza, ci permettono di "utilizzare" le leggi naturali, ci conducono al progresso, ben sapendo di non essere mai nel "vero assoluto". Vi sono poi i pallisti megalomani venerati come dei. Una curiosità, sveliamo una palla colossale, circa la bomba atomica, falso vanto statunitense, che ne attribuisce l'invenzione a Robert Oppenheimer, diceva con malcelato vanto a di essere divenuto "distruttore di mondi". Ma il merito (se merito lo vogliamo definire) non gli appartiene affatto. La misconosciuta verità è del tutto diversa. Il progetto Manhattan (molto umano) è esistito veramente, ma non ha portato a risultati pratici. Nessuno dei numerosi test "atomici" ha avuto successo. Al contrario i tedeschi avevano raffinato l'uranio 235, e ne avevano per realizzare tre ordigni. Il materiale fissile era custodito a Berlino, ma Hitler, ben vantandosi di "possedere il martello di Thor" si rifiutò di usarlo, dicendo che lui voleva "possedere e civilizzare", (a suo modo) le genti e non distruggerle. Quindi esisteva solo materiale per costruire 3 bombe. In breve, gli statunitensi si impadronirono con una sortita di detto materiale. La cosa curiosa è che Oppenheimer non credeva assolutamente che la bomba potesse esplodere, visti i suoi fallimenti. Quindi venne "sacrificata" una delle tre "dosi" per fare il famoso test. La spettacolare esplosione con tanto di "fungo" fu sin troppo evidente, sappiamo bene come sono state usate le rimanenti due "dosi". Ovviamente per il bene comune. Umani Senza Alcun dubbio. Amen |
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